Riflettendo, non calcolando, Marianna De Luca ci spiega come mai è negli Stati Uniti che parte quel nuovo modo di fare sindacato che è sintetizzato nella formula dell’organizing (in cui convivono una grande capacità di contemporaneità ed una totale continuità con le proprie origini), preso a modello da chi, anche in Europa, non ritiene che il compito del sindacato sia quello di seguire passivamente il corso ineluttabile della storia, ma crede che i lavoratori si associno perché questa storia vogliono contribuire a scriverla ed a cambiarla (o, per dirla con Whitman, che la storia continua ed i lavoratori possono contribuire scrivendo, grazie al sindacato, il loro verso). Certo, per mettersi in sintonia con queste esperienze è necessario un sindacato che non rimanga sdraiato orizzontale sulle dinamiche di rappresentanza generale, col suo posto (poltrona o strapuntino che sia) al tavolo delle decisioni politiche; ci vuole un sindacato ben sveglio e verticale, dritto in piedi, radicato nei posti di lavoro e forte del consenso dei lavoratori come persone, uno ad uno con nome e cognome (come fanno i sindacalisti americani quando cercano i lavoratori porta a porta per convincerli a firmare le richieste di riconoscimento), e non come componenti anonimi ed intercambiabili di un gruppo sociale (e non è un caso che l’organizing sia diventato un modello di successo per un sindacalismo, quello tedesco, che è molto più verticale, dal punto di vista organizzativo, di quello dei paesi mediterranei, Italia compresa[4]). I successi, parziali ma indiscutibili, delle esperienze di organizing dimostrano infatti che il paradigma reaganiano, che aveva chiuso il ciclo aperto da Roosvelt, ha a sua volta raggiunto i suoi limiti di espansione. L’aggres¬sività antisindacale, il luogo comune neoliberale secondo cui sindacato non sarebbe che inefficienza e corruzione, e comunque qualcosa di geneticamente incompatibile con la libertà dei lavoratori e delle imprese, non riesce più a dare risposte convincenti per l’americano medio. Che però resta diffidente verso l’idea che la union, l’unione in sindacato possa essere la maniera giusta per trasformare quanti vivono del proprio lavoro in middle class. Il sindacalismo americano si trova così in una situazione “che non è nero ancora, e ‘l bianco more”. Il peggio potrebbe essere passato, ma il meglio ancora non c’è, se non come segni di un inizio ancora troppo fragile per poter dire che il futuro sarà migliore di oggi. Tratto dall'Introduzione