Il saggio propone un'attività di speleologia filosofica nelle trame del nostro immaginario, ovvero un'immersione nelle carni storiche degli ammiccanti concetti che costellano la topologia mentale moderna (crescita, salute, bisogno, educazione, progresso); ciò, al fine di comporre l'identikit dell'Occidente unitamente al "tipo d'uomo" che lo abita. Ne emerge una critica costruttiva all'ideologia dominante e una messa a fuoco della sottesa, implicita, crisi antropologica. In maniera congiunturale, il testo abbozza altresì uno stile di cittadinanza "attiva e responsabile", pronta ad esercitare una resistenza appassionata, un'interrogazione radicale ai dispositivi di "potere". L'esercizio di contro-pensiero che ne risulta, si fa perciò espressione di un'assiologia imperniata sull'autolimitazione, ovvero sull'attiva padronanza di sé; la quale, lungi dall'essere sinonimo di insensibilità, veicola piuttosto una questione di temperanza. Autore: Michele Cavejari nato a Negrar (Verona) il 15 luglio 1988 e laureato in Editoria e Giornalismo presso L’università degli Studi di Verona, pubblica il suo primo saggio dopo l’esordio narrativo con L’eclisse (2014), allegoria dell’immaginario tecnico-scientista nello stile della distopia fantascientifica.