Arrigo Boito, da giovane, aveva attaccato Verdi accusandolo di essere un passatista. Lui parteggiava per Wagner. Con gli anni si rese conto del suo errore e chiese scusa al grande vecchio dell'Opera italiana. Divenne suo amico e lo convinse anche a intraprendere una nuova avventura: comporre un'Opera su suo libretto tratto da Shakespeare: Otello. Verdi non era convinto, ci pensò a lungo, ma infine si arrese al suo giovane amico. Così nacque forse la sua opera più bella. Come in tutte le opere di Verdi, anche in questa in conflitti sono feroci, i sentimenti caldi e appassionati, i personaggi furenti o teneri, o generosi o violenti, ecc. ecc., sena fine. Jago odia Otello, il generale nero al servizio della repubblica veneziana. Lo odia di un odio feroce, razzistico, sessuale, di frustrazione. Tutti gli odi possibili sembrano essere racchiusi nel suo odio. Ordisce una trama per colpire Otello nel fianco debole: la sua negritudine. Ne aizza la gelosia. La rende apparentemente logica, vera. Tesse una rete psichica nella quale il generale nero resta invischiato. La vittima della gelosia è Desdemona, in incanto di ragazza, che si è innamorata del suo Otello per via delle sue sventure, narrate da lui in lunghe serate nella casa del padre di lei, dal quale era spesso invitato. La trappola di Jago è quasi pronta. Otello resterà preso?
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