Con il presente saggio cercherò di dimostrare come Ovidio e Lucrezio, poeti latini rispettivamente vissuti nell’ultimo periodo del principato augusteo e in età tardo-repubblicana, autori delle Metamorfosi e del De rerum natura, a dispetto del contenuto diametralmente opposto dei loro poemi, uno prevalentemente mitologico, l’altro filosofico-scientifico, e dei diversi presupposti ideologici, operando in periodi storici specularmente transitori, avessero condiviso il medesimo orizzonte di senso; circoscrivendo l’oggetto basilare della nostra analisi a libri ovidiani particolarmente interessanti in virtù del loro contenuto cosmologico e più generalmente filosofico, come I e XV, e a vari passi lucreziani ad essi pertinenti per analogia o antitesi, si cercherà di dimostrare in modo auspicabilmente persuasivo come una simile convergenza idealistica e spirituale, ancorché soffusa e non immediatamente percepibile, si rifletta in coloro che nel mondo contemporaneo, scevri da paure e da ogni forma di condizionamento, preservando dignità intellettuale nell’autonomia di giudizio, si rifiutano di adeguarsi al pensiero unico dominante. Questa indipendenza intellettuale, inesorabilmente destinata a fallire in quanto fortemente minoritaria, sfocerà come ai tempi di Lucrezio e di Ovidio nella rassegnazione all’arido e asfittico paradigma esistenziale dell’hic et nunc dell’immanenza.