Questo romanzo è, per lo più, opera di fantasia che si muove in uno scenario caro all’autore, la sua città, Potenza, e la sua regione, la Basilicata. I personaggi sono immaginari, nel senso che sono senza identità precisa, usciti dalla cronaca italiana e meridionale e diventati, loro malgrado, simboli di un Sud che non gioca a creare ricchezza per tutti ma ad accaparrarsi quella che c’è. Solo in questo senso il romanzo è “politico”, perché evidenzia, attraverso una storia immaginaria, quello che è la concezione del potere al Sud, non più castale nel senso classico della parola, ma verticistica ed elitaria. Per il resto è una grande storia d’amore, dei giorni nostri e sullo sfondo di uno scenario lucano che non è solo la suggestiva location cinematografica, ma anche il luogo ispiratore dei sogni e dell’amore. Padrone e sotto, nella tradizione meridionale, è un gioco di carte e di vino nel quale si scimmiotta il rapporto tra capo e subalterno, tra padroni e sottoposti, con la possibilità, tutta teorica, di invertire l’ordine dei fattori sociali e di dare il comando del gioco a chi il comando, nella vita reale, non l’ha mai avuto. Un rapporto che, come in un gioco di carte, il protagonista del romanzo, Guido, un imprenditore venuto dal basso, cerca di invertire, con le frequentazioni e con la disponibilità, ricevendone l’ebbrezza di uno che è riuscito a porsi dalla parte dei vincenti. Fino a quando, gli avvenimenti politici non costringono i veri detentori del potere a mollarlo e a darlo in pasto ad un sistema di giustizia anche’esso “politicizzato” nella stagione di tangentopoli. L’Autore in questo romanzo mette insieme finzione e realtà, circostanze vere e fatti romanzati, persone reali e personaggi di fantasia, come le carte che si mischiano prima di ogni gioco.