«Piccino mio, non puoi sapere quale mondo difficile ti attende» sussurrò Bachis Pau al figlio Ignazio appena nato, nel silenzio della stanza filtrata da un raggio di luna che penetrava dalla finestra semichiusa. «Ma babbo ti promette di essere un bravo genitore, anche se in queste condizioni a esserlo veramente occorre tanta caparbietà, una buona dose d’ottimismo e un pizzico di fortuna» aggiunse percependo l’odore dell’alcol e del lume di candela, lasciati sul comò dalla levatrice. Inizia a narrare con queste inquietudini di Bachis Pau l’autore di Pane e fichidindia. Del parto doloroso della moglie Teresa Serra che diventa madre a metà degli anni Trenta, quando il fascismo a Bonarangiu, il loro paese all’estremità montuosa del Campidano, reprimeva qualsiasi azione divergente dal regime. In paese, Bachis Pau, che gestisce il Montegranatico e coltiva una preziosa amicizia con il minatore di Montibecciu Peppino Ardau, affronta il periodo con saggia prudenza: serbando nell’animo i valori della libertà e della democrazia e rinunciando ai tentativi lusinghieri di omologazione al sistema di potere controllato dal podestà e dai ricchi proprietari terrieri. I due, nella rischiosa intraprendenza politica clandestina organizzano la Lega, organismo embrionale di un soggetto social/politico originale fra contadini e minatori. Tra gli accadimenti sorprendenti della storia, Bachis Pau e Peppino Ardau sono vittime dei soprusi: il primo ordito da misteriosi mandanti che solo l’abilità e la tenacia dell’avvocato Ortu riesce a scoprire; il secondo della direzione mineraria di Montibecciu. Quantunque la pericolosità delle spie locali, alla Lega aderiscono altri contadini e gli intellettuali del paese che stanno a Cagliari e che poi assumono ruoli di grande importanza, come l’avvocato Libero Ortu e la studentessa universitaria Barbara Caria. I colpi di scena si susseguono dopo che Bachis Pau è vittima dell’attentato notturno, rischia di morire dissanguato. Dietro quell’attentato si celano gli interessi economici dei signorotti, in commistione con la politica. Da qui il teorema sostenuto in Tribunale dall’avvocato Libero Ortu, che attrae l’attenzione della stampa e preoccupa la gerarchia fascista provinciale. Il ritmo degli accadimenti non trascura gli scenari della povertà del periodo, le bellezze della natura, la genuinità del cibo, le festività religiose. E così, tra la fine della guerra in Abissinia, la Campagna del grano, la seconda guerra mondiale, la liberazione dal nazifascismo, s’intercalano scene di miserie e povertà, soprusi e privilegi. Tuttavia il sentimento dell’amore tra Bachis e Teresa rimane al centro della storia. Così come contrastato da Valerio Ollastu si sviluppa l’amore fra Barbara Caria e Libero Ortu. La rivelazione di come va a finire l’impresa della Lega sta nel finale sorprendente, giacché a guerra finita, i personaggi, dopo aver gioito per l’epilogo sperato, si accorgono che devono rincominciare la battaglia per acquisire una vera libertà.