«Bruna è poetessa naturalmente, dai tempi della scuola. La vita l’ha resa esperta del dolore, della mancanza d’amore che c’è tra gli uomini. Da questo nasce in lei un tormento, un attorcigliamento della coscienza che stilla sangue. Il dolore di vivere, di essere caduta, angelo dal cielo, in mezzo ad un mondo di disamore, ad un deserto. Piangere serve, fa bene, libera l’anima e la purifica da miasmi; scrivere è anche segno di immensa fiducia per gli uomini, perché leggendo (e ci si augura siano molti i sensibili lettori), essi diventano migliori, e si ravvedono. Il poeta è un angelo, gli uomini un po’ meno; Bruna tende il suo arco tra questi due poli, tra sé e gli altri, e cerca di colmare la distanza con le parole. Meglio, con le immagini.»