La religione cattolica romana favorisce ed intensifica il culto dei morti, dei martiri, dei cosiddetti ‘santi’, e degli angeli, specialmente dal quarto secolo d.C., in seguito alla cessazione delle persecuzioni e all’alleanza stretta con l’imperatore Costantino. Questo trova la sua radice velenosa, in primo luogo, nell’esigenza sentita dai membri dell’abusiva casta clericale di adattare il loro ‘cristianesimo’ di comodo alla religione politeista dell’impero, uniformandosi ai desideri dell'imperatore romano, cui premeva che i vecchi culti politeisti non fossero scalzati bruscamente, per non creare tumulti nella popolazione.
Le sottigliezze di significato ipotizzate fra i termini ‘venerare’ (cioè ‘servire’) e ‘adorare’, con cui i teologi cattolici cercano di giustificarsi, non hanno il benché minimo valore, poiché la Scrittura dimostra con evidenza la loro erroneità: ‘venerare’ (cioè ‘servire’) non è altro, infatti, che il corrispondente termine pagano (e quindi extra-Biblico) di ‘adorare’.
Il termine Biblico ‘prostrarsi’, che è sinonimo di ‘portare il culto’ (Deut.4,19) e ‘adorare’ (Matt.4,9-10), è altresì equivalente a ‘servire’ (Es.20,5; Deut.5,9; Deut.11,16; Deut.29,25).
E’ più che palese, sin dal primo comandamento dato dall’Unico Vero Dio agli uomini, che Egli ci ha tratto fuori dall’Egitto, cioè dal paese degli idoli, chiamato anche la ‘casa di servitù’, ossia il luogo ove si servono le statue e le immagini, per riscattarci da quei culti vani e per insegnarci la Via della Vita.
Anche il cerimoniale concernente la cosiddetta ‘messa’ cattolica (IV sec. d.C.) è una pratica contraria all’Evangelo, definita impropriamente come ‘sacrificio’. Tale anti-Biblico ‘sacrificio’ di uomini offende ed occulta il Sacrificio della croce, che è stato offerto Una Sola Volta per sempre da Gesù, il quale è Unico Mediatore del Nuovo Patto e Sommo Sacerdote in eterno (Ebrei 10,3-10).
Qualsiasi mediazione tra il Figliuolo e il Padre suo, da parte di una casta di officianti umani secondo Antica Alleanza, è del tutto impropria e negatrice del significato stesso dell’Opera compiuta dal Redentore, che ha offerto se stesso al Padre senza intromissione di uomini (Ebrei 7,26-27).
La distruzione degli idoli, delle statue, delle immagini, ovvero la ‘iconoclastia’, dal greco ‘εικών’ (eikόn), immagine, e ‘κλάω’ (klάo), spezzo, è un preciso comando del Dio Vivente, sia nell’Antico, sia nel Nuovo Patto; e non è eludibile per chi vuole appartenere alla Vita, per chi vuole seguire Dio e non lo spirito della ribellione, della menzogna e della morte (chiamato Biblicamente ‘diavolo’ o ‘satana’). Il Dio della Bibbia ha sempre comandato agli uomini, nelle sue Scritture, per il loro stesso bene, non soltanto di non fabbricarsi idoli nuovi, ma anche di distruggere gli idoli già esistenti, le statue, le immagini, gli altari, i talismani e ogni genere di manifattura e di oggettistica che pretenda di raffigurare Lui stesso e le sue cose sante (Atti 17,22-31).
I membri della congrega romana, innalzandosi sopra tutto e tutti, in dispregio assoluto delle Sante Scritture, giungono, nella loro avidità di potere temporale, al colmo di dichiarare ‘eretico’ persino l’Altissimo stesso, che vieta nel modo più assoluto di farsi qualsiasi tipo di statue o di immagini e di ‘prostrarsi’ davanti ad esse (Esodo 20,1-6).
Così facendo, essi hanno preteso di sostituirsi all’Eterno, di modificare la sua Parola inerrante e perfetta, di tagliarla, di scempiarla, per cercare di camuffare e di coprire le loro deviazioni idolatriche, i loro culti antibiblici praticati per i morti, per i santi, per gli angeli e per Maria, che è creatura e non Creatore (Rom. 1,25); e quindi non va adorata né servita (cioè venerata) se non, come è scritto, da uomini increduli e non riconoscenti a Dio, i quali soffocano la Verità con l’ingiustizia (Rom. 1,18).
Le sottigliezze di significato ipotizzate fra i termini ‘venerare’ (cioè ‘servire’) e ‘adorare’, con cui i teologi cattolici cercano di giustificarsi, non hanno il benché minimo valore, poiché la Scrittura dimostra con evidenza la loro erroneità: ‘venerare’ (cioè ‘servire’) non è altro, infatti, che il corrispondente termine pagano (e quindi extra-Biblico) di ‘adorare’.
Il termine Biblico ‘prostrarsi’, che è sinonimo di ‘portare il culto’ (Deut.4,19) e ‘adorare’ (Matt.4,9-10), è altresì equivalente a ‘servire’ (Es.20,5; Deut.5,9; Deut.11,16; Deut.29,25).
E’ più che palese, sin dal primo comandamento dato dall’Unico Vero Dio agli uomini, che Egli ci ha tratto fuori dall’Egitto, cioè dal paese degli idoli, chiamato anche la ‘casa di servitù’, ossia il luogo ove si servono le statue e le immagini, per riscattarci da quei culti vani e per insegnarci la Via della Vita.
Anche il cerimoniale concernente la cosiddetta ‘messa’ cattolica (IV sec. d.C.) è una pratica contraria all’Evangelo, definita impropriamente come ‘sacrificio’. Tale anti-Biblico ‘sacrificio’ di uomini offende ed occulta il Sacrificio della croce, che è stato offerto Una Sola Volta per sempre da Gesù, il quale è Unico Mediatore del Nuovo Patto e Sommo Sacerdote in eterno (Ebrei 10,3-10).
Qualsiasi mediazione tra il Figliuolo e il Padre suo, da parte di una casta di officianti umani secondo Antica Alleanza, è del tutto impropria e negatrice del significato stesso dell’Opera compiuta dal Redentore, che ha offerto se stesso al Padre senza intromissione di uomini (Ebrei 7,26-27).
La distruzione degli idoli, delle statue, delle immagini, ovvero la ‘iconoclastia’, dal greco ‘εικών’ (eikόn), immagine, e ‘κλάω’ (klάo), spezzo, è un preciso comando del Dio Vivente, sia nell’Antico, sia nel Nuovo Patto; e non è eludibile per chi vuole appartenere alla Vita, per chi vuole seguire Dio e non lo spirito della ribellione, della menzogna e della morte (chiamato Biblicamente ‘diavolo’ o ‘satana’). Il Dio della Bibbia ha sempre comandato agli uomini, nelle sue Scritture, per il loro stesso bene, non soltanto di non fabbricarsi idoli nuovi, ma anche di distruggere gli idoli già esistenti, le statue, le immagini, gli altari, i talismani e ogni genere di manifattura e di oggettistica che pretenda di raffigurare Lui stesso e le sue cose sante (Atti 17,22-31).
I membri della congrega romana, innalzandosi sopra tutto e tutti, in dispregio assoluto delle Sante Scritture, giungono, nella loro avidità di potere temporale, al colmo di dichiarare ‘eretico’ persino l’Altissimo stesso, che vieta nel modo più assoluto di farsi qualsiasi tipo di statue o di immagini e di ‘prostrarsi’ davanti ad esse (Esodo 20,1-6).
Così facendo, essi hanno preteso di sostituirsi all’Eterno, di modificare la sua Parola inerrante e perfetta, di tagliarla, di scempiarla, per cercare di camuffare e di coprire le loro deviazioni idolatriche, i loro culti antibiblici praticati per i morti, per i santi, per gli angeli e per Maria, che è creatura e non Creatore (Rom. 1,25); e quindi non va adorata né servita (cioè venerata) se non, come è scritto, da uomini increduli e non riconoscenti a Dio, i quali soffocano la Verità con l’ingiustizia (Rom. 1,18).