Nel panorama della filosofia italiana del secondo Ottocento alla figura di Pasquale D’Ercole (1831-1917) la storiografia ha finora riconosciuto una posizione marginale: D’Ercole in genere è semplicisticamente qualificato come un epigono dell’hegelismo più ortodosso, considerato alla fine superato perfino dal nascente neoidealismo di Croce e Gentile. Anche il recupero di numerose istanze del positivismo, che caratterizza la sua filosofia, è stato visto come un riconoscimento tardivo e per molti versi approssimativo del movimento di pensiero dominante in quegli anni. Questo libro, utilizzando ampiamente il ricco lascito manoscritto inedito, ricostruisce la sua complessa vicenda intellettuale, mettendo in luce la serietà con cui la sua “svolta” positivistica è venuta a svilupparsi nella fedeltà allo spirito dell’hegelismo e nel serrato confronto con i pensatori a lui contemporanei.