Il ritrovamento del diario segreto di un ufficiale italiano catturato a Creta dopo l’armistizio offre lo spunto al figlio per descrivere le condizioni in cui vivevano gli internati nei campi di prigionia tedeschi. Ricerche storiche e consultazione di libri e diari di altri internati arricchiscono le annotazioni del diario, a volte scarno, e danno un’idea di come trascorreva la vita in quei posti, come venivano alimentate le speranze, come ci si arrangiava, quali le delusioni. Episodi di generosità e altruismo alternati con episodi di egoismo e furbizie. Ma alla fame non c’era rimedio e chi voleva sopravvivere doveva trovare canali di approvvigionamento autonomo oppure aderire al lavoro forzoso per i tedeschi. Una vita stentata; ogni giorno la dignità veniva messa a dura prova e ci si poneva interrogativi profondi sul senso della vita, sul futuro, sui propri cari lasciati in Italia. Chi alla fine cedeva ai morsi della fame e accettava di lavorare per i tedeschi doveva sopportare una frustrazione morale ancora più grande della fame patita andando contro i propri principi. Infine, la liberazione.