Per significata per litteram è un piccolo trattato, di profilo esegetico, sui quattro sensi della Divina Commedia. Specificato cosa Dante intendesse per “senso”, nella quadripartizione dei teologi considerata dal poeta rimane l’interrogativo sulla natura dell’ultimo di essi – quello anagogico – comunicato, come si legge nell’Epistola a Cangrande «per mezzo delle cose significate dalla lettera» (Enzo Cecchini). L’autore si propone di dimostrare che il quarto senso […] ha in realtà la sua più congruente e sbalorditiva interpretazione non già evocando arcani o fascinose dottrine occulte, bensì rapportandosi incessantemente al filone ermeneutico della grande filologia dantesca che va da Erich Auerbach a Charles Singleton e poi ancora a Umberto Eco. Percorrendo fino in fondo questo sentiero canonico, la Commedia si svela in una prospettiva fino a ieri impensabile, foriera di ulteriori possibili sviluppi di ricerca. Lo stesso Convivio tradisce un’ingannevole struttura che, con l’espediente di una ricercata stranezza, ha in realtà lo scopo pedagogico di guidare il lettore a un’interpretazione mistica appena suggerita, in modo da non urtare, con essa, un Magistero che il cristiano Dante riconosce come infallibile.