La schizofrenia è il simbolo sacro della Psichiatria, secondo l'efficace definizione di Thomas Szasz, e ne rappresenta da sempre il caposaldo ideologico: la malattia mentale che, con la sua presunta oscurità e irrazionalità, comprova l’ipotesi di una genesi prevalentemente organica. Tale paradigma di matrice ottocentesca, kraepeliniana, è tuttora egemone. Il movimento antistituzionale italiano ha avuto il merito di invalidare la conseguenza più drammatica di tale paradigma: la manicomializzazione dei pazienti. La critica destruens del modello kraepeliniano non ha prodotto, però, nonostante una molteplicità di spunti interessanti, l’elaborazione di un modello psicopatologico alternativo sufficientemente coerente ed esplicativo. Questa lacuna ha dato luogo ad una restaurazione del modello organicistico, appena velata dall’ammissione del ruolo di fattori ambientali – non meglio precisati – nell’evoluzione della malattia. Il panorama psichiatrico è caratterizzato da un dogmatismo ideologico e da una sconcertante mistificazione propagandistica, sapientemente orchestrati, anche in Italia, da alcuni “baroni” sponsorizzati dalle case farmaceutiche.
Il presente saggio intende affrontare, sulla base del modello psicopatologico struttural-dialettico illustrato in precedenti lavori, ciò che comunemente si definisce lo “specifico psichiatrico”, vale a dire delineare un modello interpretativo ed esplicativo della schizofrenia di ordine psico-somatico in opposizione al modello psichiatrico corrente che è somato-psichico.
Il presente saggio intende affrontare, sulla base del modello psicopatologico struttural-dialettico illustrato in precedenti lavori, ciò che comunemente si definisce lo “specifico psichiatrico”, vale a dire delineare un modello interpretativo ed esplicativo della schizofrenia di ordine psico-somatico in opposizione al modello psichiatrico corrente che è somato-psichico.