«Distingueva nettamente la politica dalla politica dei partiti». Si possono rileggere partendo dall’affermazione di Sabino Cassese i tre testi qui riuniti del Massimo Giannini politico: l’interventoal congresso del Partito Socialista dell’aprile 1946, la conseguente mozione, la relazione discussa alla «Commissione per studi attinenti alla riorganizzazione dello Stato». In essi Giannini suggeriva la linea da tenere all’Assemblea Costituente e da mantenere poi nel concreto farsi della politica democratica, denunciando il pericolo della distanza tra Stato-apparato e popolo, e vedendo in quest’ultimo la necessità di farsi «motore dal basso». Nella proposta di un Parlamento a camera unica in cui fossero rappresentate tutte le classi, ribadiva infine quel concetto di eguaglianza fondata su diritti sociali inalienabili che ha dato forma specifica alla nostra democrazia.