Mario Rapisardi (1844-1912), scrittore, poeta, classicista, docente universitario e libero muratore, è una di quelle figure che dovrebbero essere di buon grado celebrate come assoluti e indiscussi giganti della letteratura italiana ed europea, eppure pochi oggi conoscono il suo nome e leggono le sue straordinarie opere. Sul "Vate Etneo" - come egli stesso si appellò nel suo autoritratto poetico presente nel poema Atlantide, è calata nel corso del Novecento una tacita damnatio memoriae. Il saggio di Mario Rapisardi Petronio Arbitro, risalente al 1880, venne incluso nella raccolta Mario Rapisardi: Prose, poesie e lettere postume, a cura di Lorenzo Vigo-Fazio (ed. Alfredo Formica, Torino 1930). Costituisce uno dei migliori studi sulla figura di Caio Petronio Arbitro, il grande scrittore e politico romano del I° secolo, particolarmente attivo e celebrato nell'età neroniana e autore del Satyricon. «Con buona pace dei moralisti laureati - osserva nell'incipit Rapisardi -, a me pare che una delle più notevoli figure di tutta la storia letteraria di Roma sia appunto questa di Petronio, uomo di corrotti costumi, che ebbe, oltre l'arguto ingegno e la maestria non comune nell'arte dello scrivere, il coraggio di mostrarsi tale negli scritti quale fu nella vita: virtù difficile a rinvenire in qualunque tempo e fra ogni gente, difficilissima in tempi di corruzione e di servitù».
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