Questo elaborato propone un approfondimento del processo di involuzione qualitativa dei piani regolatori nella città moderna, una patologia che purtroppo affligge in modo cronico la maggior parte delle città d’Italia, paese che tuttavia è ancora apprezzato e celebrato tra i più belli del mondo a ragione del suo notevole ma non illimitato, patrimonio culturale e paesaggistico.
Il caso concreto al quale si fa ricorrente riferimento è quello della città di Terni, un centro urbano che verso la fine del XIX secolo è letteralmente esploso da un punto di vista urbanistico in conseguenza della sua repentina industrializzazione.
Il risultato è una edilizia residenziale che non si percepisce come originata da alcuna programmazione, il fiorire di una miriade di zone industriali e artigianali a macchia di leopardo, probabilmente effetto della ratifica ex post di alcuni investimenti immobiliari di tipo speculativo, e la proliferazione cronica di centri commerciali, per molti dei quali l’e-commerce si sta già incaricando del de profundis.
Questa progressiva distruzione dell’Italia che fu del Grand Tour è in grado di generare conseguenze di tipo economico, in termini di flessione del turismo che si trasferisce verso altre mete europee, quelle che hanno saputo preservare un paesaggio di pregio, che se un tempo non poteva competere con quello italiano oggi rappresenta una serie di virtuosi esempi di scrupolosa attenzione al patrimonio ereditato dalle generazioni precedenti. Esempi splendidi in Austria, Svizzera, Francia, ma anche nei paesi europei di più recente sviluppo, usciti da pochi decenni dall’area di sottosviluppo dell’ex blocco sovietico.
La Toscana, regione che ha puntato con convinzione sulla tutela del paesaggio e su una pianificazione urbana di qualità, rappresenta da sola circa il 10% del fatturato turistico culturale italiano (M. Manente, 2020), mentre le città d’arte sono in grado di attrarre il 65% dei visitatori (A. M. Marongiu, 2010).
I dati elaborati sono stati acquisiti fino al 2018, al fine di trascurare le interferenze determinate dalla pandemia mondiale che dal 2019 ha alterato le dinamiche economiche.
Il caso concreto al quale si fa ricorrente riferimento è quello della città di Terni, un centro urbano che verso la fine del XIX secolo è letteralmente esploso da un punto di vista urbanistico in conseguenza della sua repentina industrializzazione.
Il risultato è una edilizia residenziale che non si percepisce come originata da alcuna programmazione, il fiorire di una miriade di zone industriali e artigianali a macchia di leopardo, probabilmente effetto della ratifica ex post di alcuni investimenti immobiliari di tipo speculativo, e la proliferazione cronica di centri commerciali, per molti dei quali l’e-commerce si sta già incaricando del de profundis.
Questa progressiva distruzione dell’Italia che fu del Grand Tour è in grado di generare conseguenze di tipo economico, in termini di flessione del turismo che si trasferisce verso altre mete europee, quelle che hanno saputo preservare un paesaggio di pregio, che se un tempo non poteva competere con quello italiano oggi rappresenta una serie di virtuosi esempi di scrupolosa attenzione al patrimonio ereditato dalle generazioni precedenti. Esempi splendidi in Austria, Svizzera, Francia, ma anche nei paesi europei di più recente sviluppo, usciti da pochi decenni dall’area di sottosviluppo dell’ex blocco sovietico.
La Toscana, regione che ha puntato con convinzione sulla tutela del paesaggio e su una pianificazione urbana di qualità, rappresenta da sola circa il 10% del fatturato turistico culturale italiano (M. Manente, 2020), mentre le città d’arte sono in grado di attrarre il 65% dei visitatori (A. M. Marongiu, 2010).
I dati elaborati sono stati acquisiti fino al 2018, al fine di trascurare le interferenze determinate dalla pandemia mondiale che dal 2019 ha alterato le dinamiche economiche.