Dall'antico Egitto al Novecento: tutta la nostra civiltà artistica scorre in queste pagine, vista nell'ottica del ritratto. E le pur veloci considerazioni bastano a suggerire come quell'ottica offra un eccellente veicolo a delineare i caratteri delle varie epoche: se tutte le espressioni artistiche manifestano l'uomo e la civiltà che si è creato, il ritratto, prendendo l'uomo direttamente a soggetto della rappresentazione, del suo mondo presenta per così dire la quintessenza. O meglio, quella dimensione che di volta in volta è stata ritenuta centrale, si tratti dei faraoni egizi, delle divinità e degli atleti greci, dei patrizi romani, dei santi medievali, dei nobili rinascimentali cui in età barocca si associano i "pitocchi", dei borghesi ottocenteschi, per arrivare ai tempi nostri, le cui tragedie sono bene espresse, come scrive Gian Maria Erbesato, dalla pittura in cui "prevalgono la 'deformazione' e lo 'sfiguramento' di uomini e cose, che cancellano, con impetuosa violenza espressiva, i tratti peculiari dell'essere umano".