Agata, giovane madre di Nina, di fronte alla responsabilità del suo nuovo ruolo materno, non ce la fa. Non ha né forze né capacità per occuparsi di quella giovane vita che la reclama. Per lei l’arrivo di Nina è stato soprattutto perdita: della libertà, del sonno, della fame. Del rapporto esclusivo col suo compagno e del poter scegliere cosa fare del suo tempo. Comincia a pensare che debba salvarsi e che per farlo debba correre lontano. Su un post-it giallo scriverà che se n’è andata: l’ha fatto per provare a ricominciare, meglio per lei e meglio per Nina, che non dovrà crescere con una madre buona a nulla. È così che proverà a giustificarsi.
Ma la distanza rende più nitidi i contorni delle cose e ridimensiona i timori. Agata così, lontana da tutti, si scopre solo ferita e affaticata da pesi che non aveva mai nominato. Laura, che la ospita in nome di una vecchia amicizia, la convince a scrivere per dare il giusto ordine alle cose e costruire un ponte di carta e parole buono per andare avanti.
Ma la distanza rende più nitidi i contorni delle cose e ridimensiona i timori. Agata così, lontana da tutti, si scopre solo ferita e affaticata da pesi che non aveva mai nominato. Laura, che la ospita in nome di una vecchia amicizia, la convince a scrivere per dare il giusto ordine alle cose e costruire un ponte di carta e parole buono per andare avanti.