Mario Rapisardi (1844-1912), scrittore, poeta, classicista, docente universitario e libero muratore, è una di quelle figure che dovrebbero essere di buon grado celebrate come assoluti e indiscussi giganti della letteratura italiana ed europea, eppure pochi oggi conoscono il suo nome e leggono le sue straordinarie opere. Sul “Vate Etneo” - come egli stesso si appellò nel suo autoritratto poetico presente nel poema Atlantide, è calata nel corso del Novecento una tacita damnatio memoriae.
Il saggio di Mario Rapisardi Poesia Filosofica, risalente al 2 Marzo 1898, venne incluso nella raccolta Mario Rapisardi: Prose, poesie e lettere postume, a cura di Lorenzo Vigo-Fazio (ed. Alfredo Formica, Torino 1930).
Come sosteneva Rapisardi, «In un avvenire più o meno lontano l'armonia delle facoltà poetiche con le filosofiche formerà probabilmente l'originalità vera e la grandezza durevole di un poeta. Il poeta che è stato e sarà sempre un creatore di immagini e di miti sarà nello stesso tempo un creatore di idee e di sentimenti, precursore ed apostolo di civiltà. Ma perché la poesia filosofica e scientifica abbia l'importanza morale e sociale che di ragione le spetta e che Victor Hugo ha saputo darle, deve essere cosa viva e veggente come la poesia religiosa».
Con introduzione di Nicola Bizzi.
Il saggio di Mario Rapisardi Poesia Filosofica, risalente al 2 Marzo 1898, venne incluso nella raccolta Mario Rapisardi: Prose, poesie e lettere postume, a cura di Lorenzo Vigo-Fazio (ed. Alfredo Formica, Torino 1930).
Come sosteneva Rapisardi, «In un avvenire più o meno lontano l'armonia delle facoltà poetiche con le filosofiche formerà probabilmente l'originalità vera e la grandezza durevole di un poeta. Il poeta che è stato e sarà sempre un creatore di immagini e di miti sarà nello stesso tempo un creatore di idee e di sentimenti, precursore ed apostolo di civiltà. Ma perché la poesia filosofica e scientifica abbia l'importanza morale e sociale che di ragione le spetta e che Victor Hugo ha saputo darle, deve essere cosa viva e veggente come la poesia religiosa».
Con introduzione di Nicola Bizzi.