Giotto agli Scrovegni, parole degli Evangelisti e versi modesti, in un osare indiscreto, che pretende solo di condurre il mio pensiero appresso al loro, all'ombra delle culture, della maestria, dei carismi, che li hanno innalzati dove, solo da discepolo ostinato, posso osare. Versi tesi a riconoscere un divino soffocato e forse scalfito da mille interrogativi. Dubbi e sconcerti non diluiti scorrono tra le righe ma, ritengo, scevri d'affettazione, piuttosto intimi e pervasi da quell'ingenuità che sempre provo confrontandomi con l'infinitamente grande. Mirati alla consacrazione di una fede cui aspiro ma che talvolta si sottrae. Casomai, è strepitata la difficoltà di farla vivere, di alimentarla, di svilupparla ma, proprio la nascita di libri come questo, diviene per me una strada, un percorso e, mi auguro, una preghiera ascoltata.