Contrariamente a Lavorare stanca, questa miscellanea di liriche di Pavese, uscita postuma nel 1962, ebbe notevole successo anche a seguito della tragica fine dell’autore, suicida nel 1950.
I componimenti di Poesie del disamore sono chiaramente eterogenei. Le Poesie del disamore vere e proprie aprono la prima sezione, un gruppo di liriche degli anni 1934-1938 e quindi coeve a Lavorare stanca, dove assistiamo a una perpetua danza fra il maschile e il femminile, fra scontri, incontri e sconforti.
A questo primo gruppo segue un corpus più ricco di Altre poesie (1931-1940), in cui Pavese recupera i temi cari già visti in molti suoi romanzi: le colline, il tempo, lo stupore della natura.
Nelle poesie de La terra e la morte (1945-1946), poi, Pavese riduce il verso a pochi vocaboli, accrescendone la musicalità. Son tutti componimenti senza titolo quasi a far intendere che un titolo presagisca sempre una piccola morte.
Chiude la raccolta la sezione Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, forse la più nota e già pubblicata autonomamente a pochi mesi dalla fine di Pavese. Rileggere a mente fredda questi versi, senza la tragedia di un suicidio a incombere fra le righe, può restituire al lettore il senso più puro delle poesie di Pavese.
I componimenti di Poesie del disamore sono chiaramente eterogenei. Le Poesie del disamore vere e proprie aprono la prima sezione, un gruppo di liriche degli anni 1934-1938 e quindi coeve a Lavorare stanca, dove assistiamo a una perpetua danza fra il maschile e il femminile, fra scontri, incontri e sconforti.
A questo primo gruppo segue un corpus più ricco di Altre poesie (1931-1940), in cui Pavese recupera i temi cari già visti in molti suoi romanzi: le colline, il tempo, lo stupore della natura.
Nelle poesie de La terra e la morte (1945-1946), poi, Pavese riduce il verso a pochi vocaboli, accrescendone la musicalità. Son tutti componimenti senza titolo quasi a far intendere che un titolo presagisca sempre una piccola morte.
Chiude la raccolta la sezione Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, forse la più nota e già pubblicata autonomamente a pochi mesi dalla fine di Pavese. Rileggere a mente fredda questi versi, senza la tragedia di un suicidio a incombere fra le righe, può restituire al lettore il senso più puro delle poesie di Pavese.