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Bejko appartiene a quella generazione lirica degli anni Settanta che crebbe i suoi fiori all’ombra dei grandi poeti della generazione passata. Non fu quindi un poeta d’avanguardia e non conobbe lo splendore di una fama improvvisa nella poesia albanese come i suoi illustri predecessori. Conobbe però una lotta ardua con il rigore delle regole imposte alla poesia dalla dittatura “socialista”, le regole del cosiddetto “realismo socialista” che non era nella sua essenza, né vero realismo, né pervaso da ideali veramente socialisti. Non poteva essere paragonato alla poesia di Aragon, di Neruda, di…mehr

Produktbeschreibung
Bejko appartiene a quella generazione lirica degli anni Settanta che crebbe i suoi fiori all’ombra dei grandi poeti della generazione passata. Non fu quindi un poeta d’avanguardia e non conobbe lo splendore di una fama improvvisa nella poesia albanese come i suoi illustri predecessori.
Conobbe però una lotta ardua con il rigore delle regole imposte alla poesia dalla dittatura “socialista”, le regole del cosiddetto “realismo socialista” che non era nella sua essenza, né vero realismo, né pervaso da ideali veramente socialisti. Non poteva essere paragonato alla poesia di Aragon, di Neruda, di Nazim Hikmet, i cui ideali – socialisti o comunisti – erano proiettati nell’avvenire.
Queste liriche rispecchiano il dramma dell’uomo moderno in generale, dell’albanese in particolare, che passò da un’implacabile dittatura al caos dell’anarchia, al dramma dell’egoismo individuale dell’uomo moderno, distaccato dalla natura e dalla comunità.
Il traduttore se è all’altezza del suo compito, è un ricreatore, non un copista. Pensiamo che ciò sia avvenuto nella fine traduzione di Pulaj, maggiormente fedele sia allo spirito sia alla lettera dell’originale, che, con la sua sensibilità di poetessa, ha tentato di avvicinare uno dei poeti albanesi più originali all’anima del lettore italiano.
È indispensabile tener conto, analizzando questa traduzione, di alcune differenze, fonetiche e morfologiche fra le due lingue: la straordinaria ricchezza di suoni in albanese, la ricchezza di vocali in italiano, la presenza in albanese di date categorie morfologiche, come la declinazione e alcuni modi verbali, assenti in italiano.
Pulaj inverte liberamente l’ordine delle parole nei versi, fa delle aggiunte, a volte unisce un verso all’altro, restando però fedele all’accentuazione delle parole-chiave e al ritmo dell’originale albanese.
Intuisce l’importanza di alcune metafore, di alcuni epiteti, per la loro carica emozionale e suggestiva e li rende accuratamente in italiano.
Mimoza Pulaj è fedele alla ricchezza di immagini di Bejko e al ritmo tutto interno della sua poesia che aspira a ricreare nella variante italiana.
La sua traduzione è contemporaneamente libera e fedele, fedele all’essenza della poesia originale.

Prof. Dr. Klara Kodra