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Prefazione di Paolo Di Paolo Edizioni integrali
«La città mi ha insegnato infinite paure: / una folla, una strada mi han fatto tremare, / un pensiero talvolta, spiato su un viso.» Sono frasi da I Mari del Sud, la poesia che apre Lavorare stanca (pubblicata una prima volta nel 1936 – con qualche censura – e poi, con l’aggiunta di alcune liriche, nel 1943): vi si può leggere il punto di vista da cui muove la scrittura poetica di Pavese, un’osservazione partecipata ed emotivamente coinvolta, e insieme un distacco, una distanza incolmabile e paurosa dagli altri. Ma allo stesso tempo già dagli…mehr

Produktbeschreibung
Prefazione di Paolo Di Paolo
Edizioni integrali

«La città mi ha insegnato infinite paure: / una folla, una strada mi han fatto tremare, / un pensiero talvolta, spiato su un viso.» Sono frasi da I Mari del Sud, la poesia che apre Lavorare stanca (pubblicata una prima volta nel 1936 – con qualche censura – e poi, con l’aggiunta di alcune liriche, nel 1943): vi si può leggere il punto di vista da cui muove la scrittura poetica di Pavese, un’osservazione partecipata ed emotivamente coinvolta, e insieme un distacco, una distanza incolmabile e paurosa dagli altri. Ma allo stesso tempo già dagli inizi, questa raccolta mostra un’unità d’accenti e nei suoi versi lunghi e “narrativi” Pavese riesce a raccontare delle Langhe e della città (Torino) come di campi bruciati dal sole e di amori crudeli quanto può esser crudele la vita. Ben più intima è la voce che si strugge nella raccolta Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (uscita postuma nel 1951), in cui una speranza d’amore, luminosa e definitiva, è cercata e dolorosamente negata.

Val la pena che il sole si levi dal mare
e la lunga giornata cominci? Domani
tornerà l’alba tiepida con la diafana luce
e sarà come ieri e mai nulla accadrà.
Cesare Pavese
nacque nel 1908 a Santo Stefano Belbo, un piccolo paese delle Langhe cuneesi. A Torino si laureò in letteratura americana con una tesi sulla poetica di Whitman. Visse l’esperienza del confino sotto il regime fascista, quindi l’occupazione tedesca e la guerra di liberazione. Intellettuale dalle profonde inquietudini esistenziali, scrittore, poeta e traduttore, fu una delle colonne portanti della casa editrice Einaudi. Morì suicida a Torino nell’agosto del 1950, nello stesso anno in cui aveva vinto il Premio Strega con La bella estate. Furono pubblicati postumi i suoi diari, sotto il titolo Il mestiere di vivere. La Newton Compton ha pubblicato La casa in collina, La luna e i falò, Poesie e il volume unico I capolavori (La spiaggia; Dialoghi con Leucò; Il compagno; La casa in collina; La bella estate; Il diavolo sulle colline; Tra donne sole; La luna e i falò; Lavorare stanca; Verrà la morte e avrà i tuoi occhi).