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Julia Dobrovolskaja ha vissuto una lunghissima vita. Traduttrice in russo dei maggiori scrittori italiani (Sciascia e Moravia, tra i tanti), amica di Paolo Grassi, Guttuso e Rodari, una volta in Italia ha tradotto e insegnato a tradurre, ha scritto dizionari e manuali, allevando più di una generazione di traduttori. In questo volume il lettore troverà le sue memorie. Pagine che partono dall'infanzia e percorrono i decenni di una vita intensa, avventurosa, ricca di incontri e di colpi di scena. Pagine che lo porteranno nella Russia sovietica e nelle sue contraddizioni, nella Spagna delle…mehr

Produktbeschreibung
Julia Dobrovolskaja ha vissuto una lunghissima vita. Traduttrice in russo dei maggiori scrittori italiani (Sciascia e Moravia, tra i tanti), amica di Paolo Grassi, Guttuso e Rodari, una volta in Italia ha tradotto e insegnato a tradurre, ha scritto dizionari e manuali, allevando più di una generazione di traduttori. In questo volume il lettore troverà le sue memorie. Pagine che partono dall'infanzia e percorrono i decenni di una vita intensa, avventurosa, ricca di incontri e di colpi di scena. Pagine che lo porteranno nella Russia sovietica e nelle sue contraddizioni, nella Spagna delle Brigate internazionali, e di nuovo in URSS, in un quotidiano sdoppiato, ma che mai voleva cedere all menzogna. Ha scritto Sebastiano Grasso sul Corriere della sera: "Una lunga vita in un «volume di dimensioni modeste» di una persona che si autodefinisce «poco seria, nel senso che non mi prendo mai sul serio». In Post scriptum. Memorie o quasi, l’autrice racconta la storia della sua vita: gli anni della scuola e la vincita di un concorso sulla poesia di Majakovskij; i giochi col fratellino Lev, ucciso a 21 anni al fronte nel 1945; l’appartenenza al «Gruppo dei cinque»; la laurea di lingue; i viaggi in Spagna come interprete; il lavoro alla TASS per leggere i giornali spagnoli, inglesi, tedeschi, italiani e francesi e aggiornare gli schedari; la condanna del Tribunale speciale «per chi era in grado di potere commettere un delitto» (in pratica chi andava all’estero) con conseguente carcerazione, nel ’44, alla Lubjanka, poi in campo di lavoro correzionale, nel lager di Chovrino; l’insegnamento di italiano all’Istituto universitario di lingue straniere; la riabilitazione nel ’55 e la conseguente reintegrazione. E ancora: le prese di posizione a favore di Anna Achmatova e la perdita del posto di lavoro; le traduzioni in russo di Sciascia, Moravia, Rodari e altri ancora; il lavoro come interprete e accompagnatrice, fra gli altri, della Callas, di Guttuso, Abbado, Grassi; il progressivo abbandono del comunismo, dopo Budapest e Praga; l’espatrio a Milano nel novembre del 1982 e l’inizio di una nuova vita…"