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L’esemplare dell’edizione Venezia, Pasquali, 1741 delle Opere di Dante (tomi I e II) conservato presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro con segnatura 1955 e ampiamente annotato dal savignanese Giulio Perticari (15 agosto 1779-26 giugno 1822), genero di Vincenzo Monti e suo collaboratore in numerose imprese editoriali – in particolare nell’allestimento della Proposta, cui contribuì con i due importanti trattati Degli scrittori del Trecento e de’ loro imitatori e Dell’amor patrio di Dante e del suo libro intorno il volgare eloquio – consente di verifi care nei fatti come l’indagine sui libri a…mehr

Produktbeschreibung
L’esemplare dell’edizione Venezia, Pasquali, 1741 delle Opere di Dante (tomi I e II) conservato presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro con segnatura 1955 e ampiamente annotato dal savignanese Giulio Perticari (15 agosto 1779-26 giugno 1822), genero di Vincenzo Monti e suo collaboratore in numerose imprese editoriali – in particolare nell’allestimento della Proposta, cui contribuì con i due importanti trattati Degli scrittori del Trecento e de’ loro imitatori e Dell’amor patrio di Dante e del suo libro intorno il volgare eloquio – consente di verifi care nei fatti come l’indagine sui libri a stampa postillati, pur fondandosi su dati frammentari e, per loro stessa natura, non necessariamente sistematici, possa aprirsi a itinerari interpretativi di più ampio respiro. Si tratta della prima edizione complessiva delle opere di Dante, qui rappresentata solo, esclusa la Commedia, stampata nel 1739, nei due tomi contenenti rispettivamente il Convivio e l’Epistola VII (tomo I), la Vita nuova, il De vulgari eloquentia con la traduzione del Trissino e le Rime (tomo II). Ristampata a Venezia nel 1751 e nel 1772 (con l’aggiunta del De Monarchia), essa costituisce indubbiamente «l’opera di maggiore importanza» del Biscioni.1 L’esemplare dell’edizione Pasquali oggetto di questo lavoro seguì la sorte di una vasta parte delle carte di Perticari e alla sua morte fu oggetto di una lunga contesa tra la famiglia del defunto, legittima erede dei suoi beni dal momento che, per volontà della moglie Costanza Monti, Giulio non aveva fatto testamento, e quella del Monti. Il brano di una lettera inviata a nome del padre da Costanza a Gordiano Perticari, fratello di Giulio, il 30 maggio 1823 documenta infatti da un lato come, su preghiera di Antaldo Antaldi e di Salvatore Betti, Monti si fosse impegnato a riordinare e portare a termine i lavori incompiuti del genero, e dall’altro come però, delle carte autografe richieste a Gordiano, quest’ultimo non avesse inviato a Milano se non quelle di minor pregio

Tratto dall'Introduzione