Al momento della sua prima pubblicazione (1920) "Povero Cristo" ha quasi l'aspetto di una profezia. Incentrato sulla misera vita di Gesualdo Cristofari, esso rappresenta una carrellata di situazioni, di personaggi, che descrive al meglio il convulso primo dopoguerra italiano. Gesualdo, che parla in prima persona, non risparmia stoccate a niente e a nessuno: attacca l'istituzione del matrimonio, la sacralità della famiglia, l'orizzonte di illusoria escatologia offerto tanto dalla religione quanto dal socialismo, il capitalismo, la politica... Neanche la fuga, l'emigrazione verso l'America, la Francia o la Germania, salvano Gesualdo dalla desolazione e dallo squallore. Egli è testimone brutale della perdita di ogni speranza. Impara, per esperienza personale, a diffidare dei sindacalisti. E, sospeso fra l'insonnia e gli adulteri della moglie, preannuncia pure l'avvicinarsi del fascismo, foriero di nuove miserie...-
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