Se ne è fatto un gran parlare, lungo tutta la fase gestazionale del “nuovo” Premio, che via via ha perso quella parola – “letterario” – che per più di trent’anni ne ha caratterizzato l’identità. Paradossalmente, questa perdita non ha tolto la vocazione culturale di un Premio che nel corso del tempo è diventato prestigioso, tutt’altro. Letterario, questo aggettivo che in modo altisonante ha accompagnato il Premio Città di Leonforte nel suo percorso evolutivo, si è fatto da parte per arricchirne la portata culturale. Il processo metamorfico cui abbiamo assistito è stato un ritorno alle origini. Il Premio, se così possiamo affermare, è tornato a casa. Si è riappropriato dello spirito originario che lo ha concepito. Era il 1979 quando nacque la prima edizione. Da un’idea di Enzo Barbera, appena rientrato dalla sua vita torinese, che fu subito accolta con tutto l’entusiasmo che meritava. La voglia di dare lustro al fervore poetico e culturale, l’amore per la propria terra, il desiderio di creare percorsi lastricati di cultura furono condensati in un primigenio concorso di poesia e narrativa inedita. La sensibilità dell’amministrazione locale di allora, unita alle idee di Enzo Barbera hanno dato vita a un concorso che ci si auspicava fosse sempre capace di essere calzante con le correnti culturali caratterizzanti la società. Come dinanzi ad uno specchio, il Premio letterario Città di Leonforte doveva essere l’esatto riflesso di ogni fermento creativo tipico della trama socio culturale di un’epoca. Ecco perché l’aggettivo “letterario” abdica al ruolo di protagonista. Era inevitabile. La portata dei social network ha radicalmente cambiato il nostro modo di comunicare, di scrivere. I nuovi ritrovati tecnologici, quello di leggere. Siamo diventati sempre più interconnessi, sempre più “smart” e la velocità con cui comunichiamo impone la brevità, che nella micronarrativa diventa virtù. Costringe a pensare alla parola. Ponderarne il peso, calibrare il significato. La micronarrativa diventa lo strumento ideale per creativi e parolai, che si vogliono misurare con la precisione e la suggestività di pensieri brevi e impattanti. Parimenti, il Premio Città di Leonforte ha spalancato – finalmente – le braccia per accogliere un’arte assai antica e mai desueta. Non siamo solo l’ombelico geografico della Sicilia. Siamo gente genuina, con una visione pirandelliana della vita. Siamo il paesino da poco più di tredicimila anime con un cospicuo numero di compagnie teatrali. Siamo gli uomini che smettono gli abiti lisi da lavoro per indossare quelli puliti della domenica. Coloro che prendono a braccetto il proprio amore per andare a godersi la commedia. Siamo il paesino che ha dato al Teatro – e continua a dare – talenti da palcoscenico. Il teatro, da noi, è di casa.