L’esercizio del pensiero filosofico-politico, specialmente quando è condotto con finalità normativa, è un atto immaginativo. Quando ci chiediamo se le circostanze politiche che abitiamo rispondono pienamente a criteri di adeguatezza normativa—quali, ad esempio, criteri di giustizia o di legittimità—non facciamo altro che chiederci se sia possibile immaginare un mondo politico alternativo al nostro che sia più desiderabile di quello attuale. In modo simile, quando ci interroghiamo sulle scelte che siamo chiamati a compiere in ambito politico, valutiamo quale corso d’azione sarebbe preferibile perseguire prefigurando gli scenari alternativi a nostra disposizione e confrontandoli sulla base della loro maggiore o minore desiderabilità.
Ma quanto in là possiamo condurre la nostra immaginazione politica? Vi sono dei limiti ai mondi politici alternativi, oggetto della nostra immaginazione, che possiamo considerare rilevanti da un punto di vista normativo, ossia in grado di porsi come guide della prassi politica nel mondo reale? Porsi questa domanda equivale a interrogarsi sulla relazione tra fatti e principi in filosofia politica, ovvero a chiedersi se vi siano dei limiti di natura descrittiva che avremmo ragione di porre ai mondi politici alternativi quando questo esercizio immaginativo assume una finalità normativa. Definire i confini dell’immaginazione in filosofia politica normativa e, di conseguenza, il rapporto che dovrebbe intercorrere tra fatti politici e principi politici è dunque cruciale al fine di poter condurre un’indagine normativa adeguata. I limiti che imponiamo all’immaginazione politica hanno un impatto sulle norme che dovrebbero guidare l’agire politico, sul modo in cui valutiamo il mondo politico che abitiamo e sul ruolo che assume il teorico politico stesso.
Ma quanto in là possiamo condurre la nostra immaginazione politica? Vi sono dei limiti ai mondi politici alternativi, oggetto della nostra immaginazione, che possiamo considerare rilevanti da un punto di vista normativo, ossia in grado di porsi come guide della prassi politica nel mondo reale? Porsi questa domanda equivale a interrogarsi sulla relazione tra fatti e principi in filosofia politica, ovvero a chiedersi se vi siano dei limiti di natura descrittiva che avremmo ragione di porre ai mondi politici alternativi quando questo esercizio immaginativo assume una finalità normativa. Definire i confini dell’immaginazione in filosofia politica normativa e, di conseguenza, il rapporto che dovrebbe intercorrere tra fatti politici e principi politici è dunque cruciale al fine di poter condurre un’indagine normativa adeguata. I limiti che imponiamo all’immaginazione politica hanno un impatto sulle norme che dovrebbero guidare l’agire politico, sul modo in cui valutiamo il mondo politico che abitiamo e sul ruolo che assume il teorico politico stesso.