Un immaginario processo. Imputato il solfeggio, ossia la pratica di chiamare i suoni della scala musicale con speciali sillabe, croce e delizia di ogni giovane che si affacci allo studio della musica. A sua difesa sta una tradizione che si è consolidata nel nostro Paese da un secolo e mezzo a questa parte. Contraria, una scuola che dà la precedenza al fare piuttosto che al leggere. Il testo ripercorre le vicende, didattiche e di costume, che si sono consumate nelle aule di musica. Nelle aule, ma anche nei fortilizi degli ideatori di metodi, pronti a sfidarsi in duelli istituzionali per difendere il proprio contro l’invadenza degli innovatori. Il libro si snoda come una fiction che tocca la sostanza del processo e offre al lettore un’occasione di gettare un occhio, e perché no un orecchio, alla piccolezza di tanti trionfali autoproclami.