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Da molti anni ormai uno degli ambiti più soddisfacenti delle mie ricerche è rappresentato dalla produzione e dall’uso della moneta sull’arcipelago maltese. Era infatti la lontana estate del 1999, quando l’allora Direttore della Missione Archeologica Italiana a Malta, la collega d’ateneo e ancora tanto rimpianta amica Maria Pia Rossignani, mi informava con grande entusiasmo di una recente scoperta - tanto eccezionale quanto casuale -, da poco avvenuta sul sito santuariale maltese di Tas-Silġ, oggetto di indagine da parte della Missione fino dagli Anni Sessanta. Riguardava la vasca quadrangolare…mehr

Produktbeschreibung
Da molti anni ormai uno degli ambiti più soddisfacenti delle mie ricerche è rappresentato dalla produzione e dall’uso della moneta sull’arcipelago maltese. Era infatti la lontana estate del 1999, quando l’allora Direttore della Missione Archeologica Italiana a Malta, la collega d’ateneo e ancora tanto rimpianta amica Maria Pia Rossignani, mi informava con grande entusiasmo di una recente scoperta - tanto eccezionale quanto casuale -, da poco avvenuta sul sito santuariale maltese di Tas-Silġ, oggetto di indagine da parte della Missione fino dagli Anni Sessanta. Riguardava la vasca quadrangolare scavata nel corso della campagna del 1966, interpretata fin dal primo momento da Michelangelo Cagiano de Azevedo come fonte battesimale. Alla ripresa dell’attività della Missione nel 1995, il fondo della vasca apparve scassato, per un’azione di vandalismo certamente successiva al 1975. La sfortunata coincidenza e le necessarie operazioni di ripristino portarono alla rimozione della lastra di fondo e all’individuazione nel riempimento limoso accumulato fra questa e una seconda vasca scavata nella roccia con funzione di contenimento, di un consistente deposito di monete enee (277) e di una in oro. Fu da subito evidente che la loro giacitura doveva avere un’interpretazione diversa dalla semplice tesaurizzazione. L’ipotesi venne confermata ben presto dalla individuazione di un testo conciliare spagnolo di età paleocristiana, che sanzionava la pratica di mettere nummos in conca.