La città di Brescia, politicamente ma anche culturalmente periferica, fin dall’età degli incunaboli aveva rappresentato un vero e proprio caso nel mondo della produzione del libro a stampa, divenendo uno dei centri più interessanti dell’Italia settentrionale. Tale vigore andò col tempo via via affievolendosi, ma i libri non sparirono dal contesto cittadino.La presenza di editori, ma soprattutto di librai, in grado di sfruttare una posizione geografica favorevole, fece di Brescia una piazza commerciale significativa, in cui i libri non solo venivano prodotti, ma arrivavano anche da altri centri e qui venivano venduti e scambiati. La presenza di poche famiglie, spesso imparentate o comunque in società tra di loro, permetteva una spartizione razionale del mercato interno ed esterno. Il volume ricostruisce il profilo di quattro importanti librai bresciani della prima metà del Seicento. Due di essi (Bozzola e Turlino) hanno già alle spalle, in questo periodo, una tradizione piuttosto lunga nel campo dell’editoria e del commercio librario.Gli altri due (Tebaldini e Fontana) iniziano ed esauriscono la loro esperienza nel corso dei primi decenni del secolo XVII. Sulla base di inventari post mortem e cataloghi editoriali, si traccia così un panorama della produzione, masoprattutto della circolazione del libro a Brescia nella prima metà del Seicento.