Il libro affronta un tema che riguarda milioni di individui – donne, uomini, bambini – raccontando casi di depressione di gente comune che ha scritto alla rubrica L’indignato speciale, nonché vicende di personaggi noti alla storia: Nietzsche, secondo quanto riportato dal grande psichiatra Irvin Yalom; Hemingway, che si è suicidato nonostante fosse un uomo di talento, ricco, famoso, adorato dalle donne e vincitore di un Nobel per la letteratura; Robin Williams – attore poliedrico, divertente, famoso, una vera star – anche lui morto per propria mano. Il prozac è croce e delizia per l’uomo moderno: da una parte per coloro che non vogliono più soffrire e non accettano come dignitosa la sofferenza basata su un malessere che non si può toccare, palpare, esportare chirurgicamente; dall’altra per gli artisti, che un tempo usavano l’oppio per stimolare l’estro e oggi invece il farmaco. Il libro, infine, non è e non vuol essere un j’accuse alla farmacologia antidepressiva: l’obiettivo è parlare e far parlare di un male oscuro quanto pericoloso. Prozac è la fotografia di un mondo reale scattata da un cronista del disagio.