La congettura che in questo scritto metto alla prova – che già con il suo creatore la psicanalisi freudiana abbia originariamente rimosso la scienza galileiana grazie a una fissazione alla scienza aristotelica, in particolare alla Fisica di Aristotele, che ha dominato la cultura occidentale per quasi due millenni e tuttora sopravvive nel senso comune. In particolare Freud avrebbe originariamente rimosso la nozione di infinito come tutti gli scolastici – mi è suggerita dal lavoro di un autore, Paul Federn, che riuscì a gettare uno sguardo nella rimozione originaria del fatto scientifico, originariamente collettiva prima che individuale, grazie a un approccio topologico alla psicanalisi, segnatamente alla concezione freudiana del narcisismo. L’individuazione di frontiere dell’Io – Ichgrenze – fu possibile a Federn solo grazie a una mentalità “locale” che mirava a stabilire cosa accade negli intorni dei singoli punti dell’Io, in particolare intorno ai punti di frontiera, a prescindere dalla sorte “globale” dell’intera “provincia” dell’Io. Leggendo Federn risuona alle mie orecchie il detto di Lacan: “L’analisi non progredisce che dal particolare al particolare”.