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Il volume propone una lettura non effimera, in quanto non appiattita sull’attualità ma collocata in un’ottica di più lungo periodo, delle possibili trasformazioni dello scenario internazionale indotte dall’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, che restano pur sempre un attore globale, l’unico in grado di influenzare tutte le aree geopolitiche. Si inserisce quindi nella tradizione della “scuola storica di analisi delle relazioni internazionali” che ha il suo centro nel Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e ha prodotto, tra l’altro,…mehr

Produktbeschreibung
Il volume propone una lettura non effimera, in quanto non appiattita sull’attualità ma collocata in un’ottica di più lungo periodo, delle possibili trasformazioni dello scenario internazionale indotte dall’elezione di Donald Trump a Presidente degli Stati Uniti, che restano pur sempre un attore globale, l’unico in grado di influenzare tutte le aree geopolitiche. Si inserisce quindi nella tradizione della “scuola storica di analisi delle relazioni internazionali” che ha il suo centro nel Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e ha prodotto, tra l’altro, precedenti volumi di questa collana.
In misura diversa secondo la disciplina di riferimento degli autori – storici delle relazioni internazionali, storici di specifiche aree geopolitiche, storici delle istituzioni politiche, scienziati della politica e cultori di studi strategici – la profondità storica dell’analisi è comunque presente. Parallelamente anche gli storici non rifuggono dall’uso di categorie politologiche. Si attua quindi non un’ibrida interdisciplinarietà, che talvolta si riscontra in opere di geopolitica ove si piega l’analisi storica al servizio di una tesi, ma un fecondo approccio multidisciplinare. Non a caso questo volume è il prodotto di una comunità scientifica nella quale è ancora viva l’eredità di Gianfranco Miglio, Preside per un trentennio della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica e Docente per sette anni anche di Storia dei trattati e politica internazionale, per il quale la storia è il laboratorio privilegiato della ricerca politologica.
Pur nella varietà dei temi e delle metodologie, una constatazione sembra accomunare i diversi saggi. Lo sguardo lungo, proiettato su un passato più o meno recente, permette di ridimensionare la sensazione di rottura che la presidenza Trump pare rappresentare agli occhi degli osservatori più appiattiti sugli aspetti superficiali dell’attualità. Non che si voglia del tutto negare la “novità” rappresentata dal quarantacinquesimo Presidente degli Stati Uniti; la si colloca però nel quadro di mutamenti derivanti da “forze profonde” delle quali Trump è l’approdo. E le “novità” sono talvolta un ritorno a passate esperienze. Rileva ad esempio Enrico Fassi che «l’apparente svolta incarnata dalla presidenza Trump potrebbe rivelarsi molto più in continuità con le precedenti amministrazioni USA di quanto inizialmente ritenuto».
A pochi mesi dall’insediamento, la politica estera di Trump è molto in fieri, con enunciati ancora tutti da concretizzare, come il desiderio di un rapporto costruttivo con la Russia, sfuggito completamente a Barack Obama, e la volontà di ridefinire, attraverso un duro confronto, la politica con la Cina, dichiarazioni poi fortemente ridimensionate, come quelle alquanto sprezzanti verso la NATO e i ruoli ancora da definire degli attori istituzionali all’interno della sua amministrazione.