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Qualcosa per cui correre: correre cambia la vita Perché diciamo ai bambini che stanno imparando a camminare di non correre? Perché abbiamo tanta paura di quel prodigioso sbilanciamento del bacino che rende la corsa molto più naturale, primitiva, rispetto al camminare?
Scoprire la magia della corsa significa scoprire la propria essenza e i propri limiti, almeno così è stato per Ariel Shimona Edith Besozzi che in età adulta , quando la maggior parte delle persone decide di accontentarsi o di abbandonare ogni sfida, si è messa in gioco, rivoluzionando la sua vita . Ariel si pone un obiettivo…mehr

Produktbeschreibung
Qualcosa per cui correre: correre cambia la vita
Perché diciamo ai bambini che stanno imparando a camminare di non correre? Perché abbiamo tanta paura di quel prodigioso sbilanciamento del bacino che rende la corsa molto più naturale, primitiva, rispetto al camminare?

Scoprire la magia della corsa significa scoprire la propria essenza e i propri limiti, almeno così è stato per Ariel Shimona Edith Besozzi che in età adulta, quando la maggior parte delle persone decide di accontentarsi o di abbandonare ogni sfida, si è messa in gioco, rivoluzionando la sua vita.
Ariel si pone un obiettivo apparentemente irraggiungibile: la maratona di Tel Aviv. Correrla significherebbe ritrovare se stessa, le sue radici, significherebbe che l’impossibile è possibile, se davvero lo si desidera con tutte le forze. Qualcosa per cui correre non è l’ennesimo manuale sul running, ma un’esperienza di vita: l’impegno e la costanza come àncora di salvezza per restare in contatto con la propria anima e decifrare la follia dei nostri tempi, mentre la quotidianità scorre e si scioglie assieme alle membra nel gesto naturale e vitale della corsa.
Ariel Shimona Edith è fortemente innamorata della vita, con tutte le contraddizioni che essa ci riserva, ha iniziato a correre nel settembre 2015 per arrivare a febbraio 2017 a disputare a Tel Aviv la sua prima maratona. In queste pagine ci racconta la sua vita, le sue difficoltà, il suo corpo che muta, il rapporto con suo marito, la relazione con il cibo, il tutto percorrendo le strade che la portano da una provincia del nord della penisola alla colorata, calda e accogliente Tel Aviv.
In questi mesi trascorsi di corsa, Ariel non ha sospeso la sua vita in funzione della maratona, ha aumentato il ritmo dei suoi passi, ha affrontato la gioia delle salite e le paure delle discese, come tutte le persone che corrono per pura passione, imparando ad averne bisogno.
La corsa, come il nostro essere nel mondo, soli e assieme. Soli, ognuno sulle proprie gambe a sostenere il peso di ogni scelta che mai prescinde da una preparazione, da una decisione. Assieme, perché si va verso il traguardo ognuno con i propri tempi, ognuno con il proprio incidere, tra le vie del mondo, sapendo che la meta, la vita, è comune e il meglio necessita d’essere condiviso.
Ariel ha compreso che essere nella corsa, come nella vita, restituisce molto più della fatica che richiede. I passi divengono intenzioni, le parole si fanno carne ed è l’amore per la vita scoperto e riscoperto, affermato e scelto, con coraggio, sempre, a unire chi corre ma anche chi sceglie di non farsi bloccare, chiudere, spaventare.