Quando, studente, non avevo nulla da dire, mi sarebbe piaciuto scrivere un libro. Quando avevo molto da dire non credevo all'utilità della scrittura, che avrebbe sottratto tempo alla lotta. Ora ho un'età che mi ributta indietro e conosco il piacere di ripercorrere con lo sguardo della memoria di volti ora nitidi, ora sbiaditi, come in un album fotografico che il tempo cancella inesorabilmente. Sono stato uomo di chiesa. Ho vestito il saio di Francesco d'Assisi. Mi accompagnavano linee diritte e precise, che spiegavano tutto. Son finito tra i cattivi delle lotte operaie. QUANDO non è un saggio, non è un memoriale e non ha altre ambizioni se non quella che, al l'ultima pagina, si abbia la certezza che questa lettura non è stata una perdita di tempo. Per me è il romanzo della mia vita così come l’ho vissuta, accompagnato da donne e uomini veri. Persone che hanno attraversato la mia vita in un lampo, altre nel tempo di stagioni ed altre ancora sono nel mio presente. E’ a questi che va un pensiero di gratitudine per essermi stati vicini. Ho suscitato aspettative. Ciascuno ha sentito questo libro anche suo, le lotte erano condivise. Ma è impossibile comunicare tutto. Vi dico che il mio racconto è un sasso gettato nello stagno, che scompiglia acqua, fango e rane . La prossima pietra, a chi tocca? Se ho scritto io possiamo scrivere tutti, Tina e altri ci aiuteranno con le correzioni.