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Pietragalla, il paese dei Palmenti, in provincia di Potenza, è il suggestivo scenario del volume Quei lacci sul cuore, romanzo che racconta i fasti della locale squadra di calcio, l’us Polisportiva “Michelino De Bonis”. La storia è tratta dal capitolo XVII del volume di Nino De Bonis “Così per sorridere e non dimenticare”, del quale questa sceneggiatura è un libero adattamento.
Nella prima parte, la struttura del romanzo è concepita nella modalità della fiction cinematografica, il paese si presenta così come appare oggi, con una forte vocazione al turismo paesaggistico, dopo il notevole
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Produktbeschreibung
Pietragalla, il paese dei Palmenti, in provincia di Potenza, è il suggestivo scenario del volume Quei lacci sul cuore, romanzo che racconta i fasti della locale squadra di calcio, l’us Polisportiva “Michelino De Bonis”. La storia è tratta dal capitolo XVII del volume di Nino De Bonis “Così per sorridere e non dimenticare”, del quale questa sceneggiatura è un libero adattamento.

Nella prima parte, la struttura del romanzo è concepita nella modalità della fiction cinematografica, il paese si presenta così come appare oggi, con una forte vocazione al turismo paesaggistico, dopo il notevole interesse manifestato dai media e dai visitatori, incuriositi dai Palmenti. Tali costruzioni rupestri, di natura ipogea, la cui peculiarità è quella di comprendere, in un unico sito, un agglomerato di duecento manufatti, venivano utilizzate per la produzione del vino. Nel romanzo emergono i mille volti di Pietragalla. Un centro, infatti, che non suscita solo suggestione e incanto. È anche storia, legata al periodo del brigantaggio ed è pure goliardia, giovialità, gusto del vivere, spensieratezza. Un paese che viene mostrato nella bellezza dei suoi scorci suggestivi, in grado d’incantare e di emozionare, come accade ai protagonisti della storia, ammirando un tramonto alla Mancosa o alla Serra oppure di sera, ai Palmenti, sotto le luci sfavillanti dei fuochi d’artificio. Tale connotazione rapisce e conquista l’occhio degli avventori. Le situazioni descritte in trattoria e all’interno del b&b “La Regina dei Palmenti”, dove alloggia il giornalista romano, esaltano i prodotti tipici dell’enogastronomia locale e sono un invito alla degustazione: il vino, la pasta con la mollica, la cicoria, i migliatiedd diventano protagonisti assoluti del romanzo.

Nella seconda parte c’è un ritorno al passato. Il registro narrativo è quello del ricordo. C’è un breve riferimento al paese degli anni Trenta e, poi, dopo la seconda guerra mondiale, viene descritto il percorso di un faticoso ritorno alla normalità. La locale squadra di calcio riuscì ad aggregare ed entusiasmare gli animi della gente, di ogni ceto, cultura, sesso e orientamento politico.

La narrazione ha inizio a Roma. Gianni Beltrami è un redattore del mensile Guerin Sportivo. Il direttore responsabile, Ivan Zazzaroni, gli ha appena affidato l’incarico di svolgere un’inchiesta sulla nascita del calcio in una piccola realtà lucana, Pietragalla. Nino Beltrami, il nonno paterno, barese, del giornalista, aveva raccontato al nipotino di aver giocato, in gioventù, nella squadra di calcio di un paese in provincia di Potenza, Pietragalla. Prendendo spunto da questa esperienza, Beltrami aveva avuto l’idea di svolgere un’inchiesta di cultura sportiva con un taglio sociologico e l’aveva proposta al direttore.
Dopo l’assenso del direttore, l’inviato giunge a Pietragalla, dove inizia le sue ricerche supportato anche da Rocco Cillis, un anziano signore che ha conosciuto a cena in trattoria. Durante il suo soggiorno a Pietragalla, s’innamora di Carmela Pafundi, vedova, titolare del b&b “La Regina dei Palmenti”. La loro storia prende corpo durante la festa di San Teodosio, seguendo la processione in paese, culmina ai Palmenti, sotto lo sfavillare dei fuochi d’artificio, per proseguire nel suggestivo scenario della Serra e della Mancosa. Mentre il giornalista effettua un sopralluogo in un vecchio deposito abbandonato, con Antonio Zotta (un dirigente dell’sc Pietragalla, l’attuale squadra di calcio del paese), il fondatore della “Michelino De Bonis”, Nino De Bonis, morto da oltre dieci anni, quasi evocato, si materializza mostrandosi ai presenti. Inizia il racconto dell’esperienza vissuta. Beltrami, al telefono con il suo direttore, rivela di aver cambiato il suo modo di vedere il calcio, giurando di non volerne più sapere di una disciplina sportiva intrisa di business, sponsor e procuratori. Nel corso della conversazione l’inviato riporta l’essenza del messaggio che ha ricavato dall’inchiesta. Dopo la devastazione del secondo conflitto mondiale, in un dopoguerra caratterizzato da un periodo di forte incertezza e di inquietanti interrogativi sul futuro, in un paese meridionale, una squadra di calcio è riuscita a coinvolgere e a unire, dando nuovo slancio al desiderio di rinascita di un’intera comunità. Il giornalista decide di svoltare. Non seguirà più il calcio del consumismo. Cambierà vita. Il suo posto, ora, è accanto a Carmela. Sui titoli di coda, Nino De Bonis abbandona la dimensione fisica reale e raggiunge i compagni di squadra, sul camion (fantasma) di un’ultima trasferta.