“Quello che le donne raccontano”. Un libro che ha velleità di testimonianza e vuole essere strumento per riflettere, attraverso le storie raccolte, sul sofferto cammino verso l’ emancipazione del mondo femminile. Testimonianze toccanti raccolte dai racconti di Noemi che attraversa il secolo breve e racconta la povertà della sua infanzia e giovinezza, il lavoro di mondina e molti altri. Così come l'esperienza operaia di Vilma che documenta la trasformazione delle attività produttive industriali, con la coscienza che il valore del lavoro delle donne in fabbrica ha una valenza molto articolata. La storia di Rosaria nata in Puglia, sposa a 14 anni, che vive l’emigrazione e diventa operaia a 36 anni. Con con i suoi due bimbi si presenta alla Singer di Leinì e vivrà la lotte operaie e la cassa integrazione. Stessa storia per Graziella che parte da Caorle in Veneto e viene assunta nel 1973 in fabbrica e ricorda che, per comunicare con il marito, per seguire i bambini facevano turni di lavoro alternati, doveva scrivere bigliettini. Testimonianza vera, intensa quella di Filomena nata a San Giuseppe Vesuviano in una famiglia di sette figli. Lei impara a cucire su una macchina Singer e poi emigrata Torino con suo marito, che ha trovato lavoro alla FIAT, entra in Singer negli anni ’70 e diventa delegata. Così la storia di Agnese che ricorda la sua esperienza di emigrata dell’entroterra veneto perché stanca a 17 anni di mangiar polenta. Insomma piccole microstorie che danno valore alla macro storia del nostro Paese. Come ricordo con un bel proverbio africano: “Quello che non viene raccontato è perso”. Perdere queste storie sarebbe perdere la conoscenza di una parte importante della storia dell'umanità, che nel cammino delle donne pone grandi speranze.Il lungo cammino delle donne da una società patriarcale, attraverso una società maschilista e classista, verso una società in cui non ci si debba più preoccupare della disparità tra uomo e donna.Con il movimento operaio hanno attuato l'efficacia della lotta non violenta realizzando la coerenza tra mezzi di lotta e fini da perseguire. Ogni conquista fatta con la violenza, con la violenza deve essere difesa, questo manda in pensione ogni giustificazione sulla violenza.Vilma: “Penso con rammarico e nostalgia alle battaglie per un futuro più giusto. Non so quando una generazione di donne e di compagni prenderà in mano il nostro testimone, ma spero di esserci. La precarietà del lavoro porta povertà per tutti, ma più di tutti alle donne."