Cosa comporta perdere un bambino durante la sua attesa? Solitamente ci si limita a pronunciare a denti stretti: “L’ho perso”, l’interlocutore si ammutolisce, abbassa lo sguardo e, se non ci travolge con commenti inopportuni, dopo un rapido “Mi dispiace”, cambia discorso. Resta la sensazione che si parli unicamente di un incidente di percorso, qualcosa di poco conto che deve essere accantonato frettolosamente per andare avanti, perché un figlio è tale solo se nasce vivo, altrimenti non si sa bene cosa sia. La realtà è che dietro la perdita di un figlio, il suo aborto, c’è un insieme di gesti gravosi che devono essere compiuti per forza. Quindi ci sono emozioni da affrontare che costringono a prendere decisioni sofferte, a meno che non siano gli altri (gli addetti ai lavori della medicina) ad arrogarsi il diritto di decidere per noi. Infine ci sono domande, molte domande che vorrebbero risposte, ma di sovente le risposte non ci sono o non si trovano. Qualcuno dice che si diventi migliori dopo un’esperienza simile, che si sia genitori speciali perché genitori di figli persi, io penso che mi sarei accontentata di essere un genitore “normale” pur di avere tutti i miei figli vivi, ma la loro sorte non è dipesa da me. Mi è stato impossibile rinnegare i miei morti, né ho voluto ricavarmi uno spazio in cui poterli sentire ancora vivi, così ho cercato e trovato una via attraverso cui portare con me la loro assenza, accettando e convivendo con la loro sorte, continuando a vivere pienamente.