Il testo di Pujia possiede allora la struttura di un oggetto di conoscenza sui generis, non unicamente reale (da schietto resoconto di cronaca), né del tutto mentale (come l’esperienza della bambina nel trascrivere la luce e il dolore), né infine ideale in sé (sulla scala di tracce puramente riflessive trasformate in pensiero morale, civico, umanitario). Una simile concezione letteraria, nella sua dinamicità non conduce a un mero soggettivismo, né a un puro relativismo di ricezione. Mittente e destinatario, quindi, si scambiano di ruolo permettendo al discorso-significato di transitare in entrambi.
Come scrivevano gli storici della letteratura René Wellek e Austin Warren negli anni Quaranta, il contenuto intimo di un messaggio di questo cliché semantico conduce a riconoscere che «l’assoluto è nel relativo, quantunque non definitivamente né pienamente».
Come scrivevano gli storici della letteratura René Wellek e Austin Warren negli anni Quaranta, il contenuto intimo di un messaggio di questo cliché semantico conduce a riconoscere che «l’assoluto è nel relativo, quantunque non definitivamente né pienamente».