Nei racconti il filo conduttore è uno e uno solo: la solitudine.
Possiamo definirla solitudine reale ("Un blue monday speciale"), esistenziale e sotto forma di fiaba ("L'ultimo valzer") o imposta dalle necessità ("I peccati di San Valentino"). Ci sono poi i solitari dell'intelletto ("Il bibliofilo") e l'immancabile amante perduto ("Diario Veneziano") fino alla solitudine della povertà ("Il tesoro segreto") che vedrà un'insperata soluzione.
C'è anche un altro fil rouge ovvero l'ironia. Senza ironia la vita si appiattisce e persino le parole escono incomplete, noiose. I 28 haiku si basano su una stagione, 17 sillabe, almeno un termine o un'immagine che rinviino al destino e, appunto, al fiorire o sfiorire stagionale, ovvero l'alternarsi della vita e della morte, del buio e della luce.
Su un punto la ricerca del Bello. E' qualcosa di sacro: dove il "sacro" non è ciò che si intende comunemente, ma il senso di pienezza, di offerta, di donazione di sé in nome di qualcosa di più alto. Senza mai dimenticare l'aspirazione all'amore.
Possiamo definirla solitudine reale ("Un blue monday speciale"), esistenziale e sotto forma di fiaba ("L'ultimo valzer") o imposta dalle necessità ("I peccati di San Valentino"). Ci sono poi i solitari dell'intelletto ("Il bibliofilo") e l'immancabile amante perduto ("Diario Veneziano") fino alla solitudine della povertà ("Il tesoro segreto") che vedrà un'insperata soluzione.
C'è anche un altro fil rouge ovvero l'ironia. Senza ironia la vita si appiattisce e persino le parole escono incomplete, noiose. I 28 haiku si basano su una stagione, 17 sillabe, almeno un termine o un'immagine che rinviino al destino e, appunto, al fiorire o sfiorire stagionale, ovvero l'alternarsi della vita e della morte, del buio e della luce.
Su un punto la ricerca del Bello. E' qualcosa di sacro: dove il "sacro" non è ciò che si intende comunemente, ma il senso di pienezza, di offerta, di donazione di sé in nome di qualcosa di più alto. Senza mai dimenticare l'aspirazione all'amore.