Rame si configura come un romanzo dai tratti adolescenziali, ambientato nella cittadina di Cesena, la quale ospita come protagonista un ragazzo di 19 anni, alle prese con il suo futuro poiché prossimo alla maturità. I toni colloquiali del racconto animano i rapporti con le sue amicizie sbagliate e i suoi genitori limitanti, pronti ad ostacolare i suoi sogni. La prefazione è un ritorno al passato del protagonista: un passo indietro che vale all’incirca trent’anni, per rivivere la propria adolescenza e il proprio percorso di crescita. Dal primo capitolo ha inizio, invece, la vicenda, alternata a momenti paranoici di riflessione del ragazzo, alimentati dall’uso di cannabis. Con questo libro si vuole andare oltre al significato scientifico della paranoia, difatti insorge come disagio di chi ha paura di essere vivo e in diretto collegamento con la propria natura. Interessante è come il protagonista cerca, nonostante il suo abisso, di ridicolizzare la paranoia, di fuggire da essa attraverso il disegno, ciò che più ama fare. Unisce il suo insano pensare all’azione, da forma alla paranoia in un foglio, la partorisce con una matita e come creatore di essa, può diventarne anche il distruttore per liberarsene. La storia culmina in un miracoloso incontro con la ragazza dai capelli color rame, capace di apprezzare il giovane per le sue passioni e di trasferirgli il coraggio di esprimersi. Una Pamela che infondo è la sua voce interiore. La storia termina con un duplice finale, quello sbagliato per la sua vita e quello giusto, in cui ritorna la scena della prefazione, di uno specchio il cui riflesso si tramuta in un salto indietro nel tempo. Ne rimane una stanza che parla di lui, fatta di disegni paranoici e una città di graffiti, come suoi doni alla vita.