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La fragilità è la percezione chiara, anche se colta più nell’inconscio che lucidamente espressa, della precarietà dell’esistenza umana, considerata nella sua fenomenologia terrena. Andando ancora più indietro nel tempo, già l’Epopea di Gilgamesh si esprimeva così: “Come un giunco del canneto l’umanità viene spezzata. Il migliore fra i giovani, la migliore fra le giovani sono tolti via dalla mano della morte. La morte che nessuno ha mai visto, di cui nessuno ha conosciuto il volto né inteso la voce. La morte crudele che spezza gli uomini. Perché dunque vai errando, Gilgamesh, la vita senza fine…mehr

Produktbeschreibung
La fragilità è la percezione chiara, anche se colta più nell’inconscio che lucidamente espressa, della precarietà dell’esistenza umana, considerata nella sua fenomenologia terrena. Andando ancora più indietro nel tempo, già l’Epopea di Gilgamesh si esprimeva così: “Come un giunco del canneto l’umanità viene spezzata. Il migliore fra i giovani, la migliore fra le giovani sono tolti via dalla mano della morte. La morte che nessuno ha mai visto, di cui nessuno ha conosciuto il volto né inteso la voce. La morte crudele che spezza gli uomini. Perché dunque vai errando, Gilgamesh, la vita senza fine che tu cerchi non la troverai mai. Quando gli dei hanno creato gli uomini hanno assegnato loro la morte. Per sé soli hanno riservato la vita”. Qui si trova la radice della fragilità, e certo non valgono terapie di carattere nichilista come quelle avanzate recentemente dai lavori di Salvatore Natoli, di Umberto Galimberti, o un libro in uscita, di un noto anchor-man, maîtres à penser delle notti di certe emittenti e di imminente ritorno in Rai, che sta per pubblicare “Le strategie della tartaruga”, il cui tema è “affrontare la vita sull’esempio della tartaruga: perché le tartarughe si fanno i fatti propri e così campano 100 anni. Si ignorano, non hanno rapporti tra di loro: questo è il segreto”. Questo tipo di terapia per resistere alle difficoltà della vita mi sembra un rimedio peggiore del male. Mi viene allora di raccordare questo Convegno al tema che ha dominato le celebrazioni, lo scorso anno, dei 50 anni della morte di Padre Gemelli. Tema che era preso da un passaggio del suo libro sul francescanesimo, che sintetizza il suo ideale di uomo e nella cui memoria si può trovare un antidoto forte alla debolezza e alla fragilità. Parlando di San Francesco – ma in fondo anche un po’ svelando il proprio ideale di vita – egli scriveva così: “Uomo dall’intenzione diritta, dalla risoluzione energica e dall’esecuzione immediata e perseverante, l’azione gli è necessaria per dare a Dio tutto ciò che ha promesso e ottenuto nella preghiera, per estendere il Suo regno, per sacrificarsi alla Sua Gloria, per amarLo compiutamente con tutte le proprie forze. Agire soprannaturalmente nel cuore della realtà”. Vedremo – in questa giornata – come i diversi approcci disciplinari ci aiuteranno a indagare le difficoltà della fragilità e a attivare gli antidoti della resilienza. Tratto dall’Apertura dei Lavori di Mons. Sergio Lanza