è una raccolta di racconti brevi dalla Baracca di Pierantonio, in parte tratti dai suoi libri cartacei o da ebook e adattati per Facebook, in parte creati appositamente e abbinati come sempre a una ricetta eseguita da lui o da qualcuno degli amici che poi siederanno alla sua tavola.
Una ricetta ben descritta è un vero e proprio racconto con una sua intima trama: i cibi e le risorse impiegate rappresentano un canovaccio da commedia dell’arte perché partono da un retroterra antico e popolare, da mille piccole storie ereditate da ciascuno di noi e impresse nel nostro DNA.
Una ricetta ha anche a che fare con il linguaggio e con lo scrivere e con l’arte, la cultura in generale, coinvolge l’armonia e il gusto, il senso estetico: non è una cosa da poco una ricetta, non è un genere minore.
Il lettore attuale è nevrotico e sovente dispone di poco tempo per cui accade che legga con un sistema mordi e fuggi, pilucchi, per usare una similitudine gastronomica, mordicchi, annusi soltanto.
I nuovi mezzi di comunicazione telematici accentuano questa tendenza, data la loro velocità e la sterminata proposta che vi si può trovare. In particolare, Facebook si presenta con messaggi e storie – post vengono chiamati – di una certa brevità e sintesi, quasi a voler creare un nuovo genere letterario e comunicativo, un genere flash che fornisce suggestioni e input veloci, a volte quasi subliminali, ma non per questo meno efficaci.
Mi è venuto di pensare che una ricetta, e la breve narrazione che la contorna in queste storie della Baracca, una delle vecchie ricette o una ricetta nuova magari addirittura gourmet sia, per un singolare destino, una forma narrativa molto adatta a Facebook e ai nuovi mezzi di comunicazione.
A ben pensarci una ricetta ben scritta è da sempre un post ante litteram ed ha una sua modernità intrinseca, come in un certo senso una ricetta possiede da sempre.
Una ricetta ben descritta è un vero e proprio racconto con una sua intima trama: i cibi e le risorse impiegate rappresentano un canovaccio da commedia dell’arte perché partono da un retroterra antico e popolare, da mille piccole storie ereditate da ciascuno di noi e impresse nel nostro DNA.
Una ricetta ha anche a che fare con il linguaggio e con lo scrivere e con l’arte, la cultura in generale, coinvolge l’armonia e il gusto, il senso estetico: non è una cosa da poco una ricetta, non è un genere minore.
Il lettore attuale è nevrotico e sovente dispone di poco tempo per cui accade che legga con un sistema mordi e fuggi, pilucchi, per usare una similitudine gastronomica, mordicchi, annusi soltanto.
I nuovi mezzi di comunicazione telematici accentuano questa tendenza, data la loro velocità e la sterminata proposta che vi si può trovare. In particolare, Facebook si presenta con messaggi e storie – post vengono chiamati – di una certa brevità e sintesi, quasi a voler creare un nuovo genere letterario e comunicativo, un genere flash che fornisce suggestioni e input veloci, a volte quasi subliminali, ma non per questo meno efficaci.
Mi è venuto di pensare che una ricetta, e la breve narrazione che la contorna in queste storie della Baracca, una delle vecchie ricette o una ricetta nuova magari addirittura gourmet sia, per un singolare destino, una forma narrativa molto adatta a Facebook e ai nuovi mezzi di comunicazione.
A ben pensarci una ricetta ben scritta è da sempre un post ante litteram ed ha una sua modernità intrinseca, come in un certo senso una ricetta possiede da sempre.