La poetica di Cecco Angiolieri (1260 - 1311 o 1313) rispetta tutti i canoni della tradizione comica toscana. I suoi sonetti possono essere considerati la caricaturale rifrazione del Dolce stil novo: questa posizione antistilnovistica emerge specialmente nella poesia dialogata Becchin' amor, dove si narra di un'amante sensuale e meschina, con dei connotati certamente antitetici a quelli angelici della Beatrice di dantesca memoria[senza fonte]. Questa sua polemica contro i poetae novi del dolce stile[senza fonte], attuata con uno smodato uso della mimesi caricaturale e con uno stile tagliente e impetuoso, viene inoltre calata nei vicoli tumultuosi della sua Siena natia, tanto da far esclamare a Mario Marti «quante figure di scorcio nei suoi sonetti!».