Erano passate da poco le diciotto ore di viaggio, dal risveglio dalla criostasi di quattro mesi, e Stemral Vinseg stava controllando che il suo carico fosse ben assicurato, si aspettava turbolenza e di certo non voleva che qualcosa andasse storto.Controllò gli emettitori leganti e le celle di alimentazione della stiva, tutto era in ordine, si fermò davanti ad un terminale appena fuori dalla zona cargo e controllò la situazione esterna, interrogò il computer di bordo sulla posizione di detriti che a breve avrebbero dovuto investirli.Sul terminale comparirono scritte rassicuranti, i resti della cometa dovevano aver subito l'influsso gravitazionale del gigante gassoso che si trovava nelle vicinanze, e forse, con un po’ di fortuna, tutti i detriti avrebbero assunto una rotta a spirale verso l'atmosfera del pianeta per incontrare un unico tragico destino.Ne fu rassicurato, l'ultima volta che aveva avuto a che fare con detriti simili ci aveva rimesso una nave ed un braccio.Stemral Vinseg era un Ardiano di razza pura, discendeva da quattro generazioni di Ardiani nomadi, anche se di fatto lui non lo era più da un pezzo, trovava piacevole il ritorno a casa di tanto in tanto, ritrovare i luoghi dove aveva trascorso il periodo giovanile e rivedere la scuola di volo, ed i pochi amici che gli erano rimasti, portava in lui un senso di pace, pensava di essere un Ardiano in transizione, a metà tra il nomade e lo stanziale.Il colore della pelle era tipicamente verdastro a causa della moltitudine di capillari che correvano sotto pelle, attraverso cui respirava. Inoltre, come tutti gli Ardiani, gli occhi erano sporgenti, bianco marmoreo senza una pupilla definita, efficienti al buio e magnifici alla luce. Si guardò il moncone di braccio che gli penzolava di poco sopra la cinta, e sospirando pensò: “Stemral, quattro è perfetto, ma tre non è male, meglio di due come gli Umani!”