Le memorie sono come i rivoli: oggi scorrono continuamente, domani cedono il posto ad altri e dopodomani forse non affioreranno affatto, ritrovandoti con la testa vuota. A volte scorrono tumuluosi come torrenti in piena e non riesci a metterli in ordine, altre volte ti assaltano solitari e si fissano in testa come chiodi. Altre volte sono come il Po in piena ed esondano: e la tua testa diventa alluvionata come tante parti d’Italia.Ho cercato di mettere ordine in questi miei rivoli di memorie, ma non saprei dire quanto l’opera mi sia riuscita. Ho voluto mettere in risalto alcuni fatti della mia infanzia, l’epoca più bella della mia via, quando i rivoli sono pochi e scorrono limpidi e chiari. Sono storie di circa settanta anni fa: una dimenticanza si può perdonare. Scrivo delle piccole gioie di un bambino e dei suoi piccoli tormenti. Non ci stupiamo dei pensieri semplici e genuini del bambino: i tempi erano quelli, molto diversi da quelli di oggi. Nell’azienda agricola la vita era dura, ma dava anche soddisfazioni e gioie. Lì il tempo scorreva immobile e se non ci fossero state le stagioni non ti saresti accorto che passava.Perchè, in campagna, allora le stagioni le riconoscevi dai profumi della natura, oggi invece sta cambiando ogni cosa. Io non sono contro il progresso, sono contro l’avanzare disordinato della civiltà. Questa travolge tutto, butta tutto nel passato, seppellendo anche i più bei ricordi e memorie, i quali sono stati, volenti o nolenti, pagine del libro della tua vita.Non ho seguito un ordine cronologico, ma ho scritto così come i fatti e le immagini sono affiorati alla memoria: cioè ho scritto alla rinfusa. Ma perchè a voi i ricordi vengono alla memoria secondo un preciso ordine temporale? Provate e vedrete che ogni volta che affiora una immagine, se non la fermi nello scritto o nella pittura, vola subito via come una foglia al vento d’autunno.“Ti dovevo dire una cosa, ma non mi ricordo più”. Succede spesso. E soprattuto “[...] quando vaghe di lusinghe innanzia me non danzeran l’ore future [...].