Charles Baudelaire è l’artista che con Marcel Proust, in assoluto, ha maggiormente compreso il dramma della Bellezza, o meglio, il dramma della Melanconia della Bellezza, l’ansia verso la Bellezza, come autentico “momento d’essere” e come redenzione. È questo il profondo motivo romantico vissuto, con tormento, dall’autore dei Fleurs du mal.
La Bellezza, però, non è qualcosa di immateriale, di statico, di eterno; è piuttosto un momento eccezionale, uno stato creativo in cui il mistero della vita si squarcia e subito dopo si richiude; talvolta è il precario armonizzarsi degli elementi discordi che infuriano negli abissi dell’anima. È il “sublime accordo”, fuggitivo come il tempo.
La Bellezza, però, non è qualcosa di immateriale, di statico, di eterno; è piuttosto un momento eccezionale, uno stato creativo in cui il mistero della vita si squarcia e subito dopo si richiude; talvolta è il precario armonizzarsi degli elementi discordi che infuriano negli abissi dell’anima. È il “sublime accordo”, fuggitivo come il tempo.