È la sabbia ad avvolgere in un caloroso abbraccio il romanzo di Davide Frizziero. La sabbia che accoglie il protagonista, bambino, e che lo lascia, da ragazzo, pieno di speranze e con una nuova maturità raggiunta. Il mare fa da sfondo a tutto il romanzo, quella distesa d’acqua che rappresenta una sfida, un porto cui attraccare nelle difficoltà e una certezza cui attingere quando tutto sembra perduto.
Lo vediamo crescere, Camillo, siamo con lui e dentro la sua anima sin dalle sue prime insicurezze, lo affianchiamo in comitiva, nelle sue prime incursioni nell’età adulta, sentiamo il suo forte legame con Gabriele e attraversiamo con lui l’adolescenza, quell’età in cui si scopre il proprio sé lasciandosi alle spalle l’infanzia.
Come tutti i primi capitoli che si rispettino, questa prima parte lascia un sapore incompiuto, l’ultima pagina ci abbandona sul ciglio di un burrone, in attesa di sapere se un ponte ci permetterà di accompagnare Camillo alla meta.
Lo vediamo crescere, Camillo, siamo con lui e dentro la sua anima sin dalle sue prime insicurezze, lo affianchiamo in comitiva, nelle sue prime incursioni nell’età adulta, sentiamo il suo forte legame con Gabriele e attraversiamo con lui l’adolescenza, quell’età in cui si scopre il proprio sé lasciandosi alle spalle l’infanzia.
Come tutti i primi capitoli che si rispettino, questa prima parte lascia un sapore incompiuto, l’ultima pagina ci abbandona sul ciglio di un burrone, in attesa di sapere se un ponte ci permetterà di accompagnare Camillo alla meta.