Nel suo romanzo di esordio Emilio Petrucci pennella una sorta di labirinto in cui una coppia all’apparenza perfetta, refrattaria ai soliti luoghi comuni, smarrisce la propria identità e rivela l’effimera ed estremamente fragile natura di un rapporto che non sa affrontare e superare le piccole incomprensioni quotidiane. Il labirinto assume, così, i contorni di una tragedia ridicola o meglio di una farsa che finisce in tragedia. Fattore destabilizzante dell’apparente armonia coniugale è la dipendenza da gioco d’azzardo patologico del marito il quale avverte, ogni giorno di più, l’impulso per il gioco come un bisogno irrefrenabile e incontrollabile a cui si accompagna una forte tensione emotiva. Per assecondare la sua dipendenza ricorre a ogni sotterfugio possibile che la moglie interpreta come una perdita di interesse verso il loro rapporto. Incapaci di comunicare per chiarire le cose, timorosi di urtare le certezze dell’altro/a, sprofondano nelle incomprensioni, nelle falsità, negli inganni. Bellissimi, ammiratissimi, eppure atterriti all’idea di restare soli preferiscono il languore di una vita strascicata insieme che può sfociare addirittura in sciagura. Un romanzo giocato con abile piglio narrativo, sofferto, introspettivo, capace di regalare forti emozioni. Emilio Petrucci è nato a San Marcello, un paese della montagna pistoiese, nel 1963. Nel 2012 si trasferisce a Quarrata. Lavora come Responsabile di una Residenza Sanitaria Assistenziale per anziani. La sua prima grande passione è stata la musica: rock e i grandi cantautori italiani. Sia nella musica come nella letteratura e nel cinema, che sono gli altri grandi interessi della sua vita è interessato solo ai “classici”, cioè quelli che vivono in eterno, al di sopra della contemporaneità. Si avvicina alla letteratura con la poesia, grazie a D’Annunzio, Baudelaire, Ungaretti e Garcia Lorca che sono i poeti che all’inizio gli hanno sconvolto la vita e ancora oggi, con l’aggiunta di altri, continuano a farlo. Sabbie mobili è il suo romanzo di esordio.