Il Conte Francesco Algarotti, poliedrica figura di scrittore, poeta, filosofo, scienziato, diplomatico e consigliere di Re e di potenti, viaggiatore, cosmopolita e poliglotta, collezionista e mercante d'arte e Libero Muratore, soprannominato l'"Artistotele veneziano", è stato indubbiamente uno dei personaggi più straordinari del XVIII° secolo. Spirito squisitamente illuminista, animato da grande curiosità intellettuale e dotato di una straordinaria erudizione - i suoi interessi spaziavano dalla Filosofia alla Musica, dalla Storia all'Architettura, dalla Fisica alle Lettere e alle Arti pittoriche - ebbe legami di amicizia e intensi scambi epistolari con le personalità più grandi della sua epoca: Voltaire, Jean-Baptiste Boyer d'Argens, Joseph Smith, Pierre Louis Moreau de Maupertuis, Julien Offray de La Mettrie, Lord Chesterfield, Thomas Gray, George Lyttelton, Thomas Hollis, Pietro Metastasio, Bernardo Tanucci, Papa Benedetto XIV°, Heinrich von Brühl e Federico II° di Prussia. Nel Saggio sopra la giornata di Zama, scritto nel 1949, al culmine del suo secondo soggiorno berlinese e dedicato al Maresciallo di Keith, Cavaliere dell'Aquila Nera e Governatore di Berlino, Algarotti si cimenta con le vicende della storia romana - in particolare con le Storie di Polibio, primaria fonte sulle Guerre Puniche - concentrandosi sulla tattica e la strategiav adottate a Zama da Scipione, che «ottenne contro ad Annibale quella vittoria che diede final sentenza tra Roma e Cartagine dell'imperio del mondo».
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